Mentre nel Grande Nord si perdeva costantemente ghiaccio, al Sud si rilevavano picchi storici. Ma sembra proprio che oggi il quadro non sia più roseo come una volta: durante lo scorso mese di novembre l’estensione del ghiaccio marino antartico si è ridotta drasticamente, interrompendo così la serie di due deviazioni standard al di sopra della media.
Il massimo annuale è stato raggiunto il 31 agosto 2016, da allora la perdita è stata molto più rapida rispetto al solito tant’è che nel novembre 2016 è stato stabilito un nuovo record di fusione. La superficie media novembrina era di 14.64 milioni di km quadrati, circa 1 milione di chilometri quadrati al di sotto del precedente record negativo (raggiunto nel 1986) e 1,81 milioni di km2 al di sotto della media 1981-2010.
Non solo: l’estensione è stata 5,7 volte al di sotto della media a lungo termine. Ma dare una spiegazione di questo drastico calo non è semplice. Se nella regione artica le marcate anomalie termiche rappresentano il principale elemento di disturbo, in Antartide non è così.
La temperatura dell’aria a livello della superficie era sopra la media, ma niente a che vedere con i poderosi scarti artici. La chiave sembra di essere un cambiamento nella circolazione dei venti rilevato negli ultimi mesi, cambiamento che ha favorito l’arrivo correnti marine più temperate in zone dove già si assisteva alla perdita in spessore del ghiaccio. E’ appurato da importanti studi scientifici che in Antartide quando la temperatura comincia a salire, uno strato di ghiaccio di piccolo spessore, di peggiore qualità, si scioglie più velocemente che nelle stagioni precedenti.
Una cosa è certa: con questo scenario il volume di ghiaccio del pianeta sta diminuendo. La perdita di massa nell’Artico e nell’Antartide significa che la somma totale del ghiaccio marino sta attraversando una fase di minimo.