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Il clima della Namibia: arida la marittima Walvis Bay, più piovosa e continentale Windhoek

di Giovanni Staiano
01 Nov 2009 - 08:02
in Senza categoria
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Nella prima immagine Kokerboom Woud. Foto di Peter Stenglein, licenza Creative Commons CC-BY-SA-2.5. Nella seconda immagine le Ruacana Falls. Foto di Thomas Wagner, licenza GNU FDL www.gnu.org/copyleft/fdl.html.
il clima della namibia seconda parte 15400 1 2 - Il clima della Namibia: arida la marittima Walvis Bay, più piovosa e continentale Windhoek
Partiamo nell’analisi di alcune località namibiane dal porto di pesca di Walvis Bay, poco a sud del Tropico del Capricorno. Risaltano, effetti del mare sempre freddo, la bassa temperatura media rispetto alla latitudine e la ridotta escursione stagionale. Vediamo alcune medie, queste come tutte le successive espresse in °C: luglio 14,0° (agosto 13,0°), ottobre 13,9°, gennaio 17,5° (marzo 19,6°), aprile 15,7°, media annua 15,6°. Sia in estate che in inverno la marittimità si nota dal fatto che i massimi di caldo e freddo vengono raggiunti a fine stagione. Risalta il picco termico di marzo, al termine di quella che nell’entroterra è la stagione delle piogge, unico mese in cui i venti caldi che provengono dall’interno hanno spesso la predominanza su quelli freschi e apportatori di nebbia marini. Queste fasi di venti orientali caldi e secchi sono in genere brevi, ma portano incrementi termici veramente spettacolari, il record assoluto di caldo a Walvis Bay è di 39,5°C (3,1°C quello di freddo). Le precipitazioni sono praticamente assenti in questa località, assommando a soli 13 mm/anno, dei quali comunque quasi la metà (5 mm) proprio in marzo.

Più a sud, sempre sulla costa, Luderitz/Diaz Point (26,6°S) riceve in un anno 22 mm di pioggia, 12 dei quali da marzo a giugno (mese più “piovoso” aprile, con 4 mm). Le temperature medie (minime e massime) sono: luglio 10,6°/18,1° (agosto 10,3°/17,2°), ottobre 11,4°/18,0°, gennaio 14,1°/21,4° (febbraio 14,3°/21,3°), aprile 12,6°/19,8° (anno 12,2°/19,3°). Anche Luderitz, come Walvis Bay, si scalda in modo repentino quanto spesso effimero, quando la configurazione barica è tale da convogliare venti caldi e secchi orientali, che nello scendere dal’altopiano assumono anche carattere di foehn. Molto frequente è stata questa configurazione nel marzo 2009, con 39,5° di massima i giorni 7 e 8 e una media delle massime di 29,9°, contro i 20,9° della media climatologica.

Sempre nel settore 1., ma nel sudest del paese (quindi nel Kalahari), a Karasburg (28°S, 18,7°E, 1013 m) cadono 125 mm/anno, con accenno di stagione delle piogge estiva (100 mm da dicembre ad aprile, 32 in marzo) e piogge assenti in inverno (8 mm da giugno a settembre).

Sull’altopiano centrale (zona 2.) la capitale Windhoek, a 1700 metri, appena a nord del Tropico, ha il seguente profilo termico: giugno 13,3°, ottobre 19,9°, gennaio 24,2°, aprile 18,9°, media annua 19,5°. Piove poco, con 338 mm/anno, in prevalenza estivi (242 mm da dicembre ad aprile, 85 in febbraio, 67 in marzo), mentre non piove mai in inverno (giugno e agosto 2 mm, luglio 0), quando le temperature minime spesso sfiorano gli 0° e non di rado scendono anche in campo negativo. Notevoli le escursioni giornaliere, superiori ai 15°C in inverno, ma vicine a tale soglia anche in estate. -3,9° e 39,0°C gli estremi assoluti di Windhoek.

A nordest della capitale, Grootfontein (19,6°S, 1411 m) rappresenta il clima più umido della zona 3., con 547 mm/anno di precipitazioni. Qui sono buoni gli apporti estivi (474 mm da dicembre ad aprile, 130 e 123 in gennaio e febbraio) ma piove benino anche in novembre (51 mm). Quasi nulle, al solito, le piogge invernali (6 mm da giugno a settembre). Le temperature: giugno 13,7°, ottobre 23,7°, dicembre 24,5° (gennaio 23,7°), aprile 19,9°, anno 20,2°.

Nel dito di Caprivi, la zona più piovosa del paese, Andara (18°S, 1100 m) raggiunge i 573 mm/anno, per il 96% nel periodo da novembre (58 mm) ad aprile (29), con massimo in gennaio e febbraio (145 e 128 mm).

L’inglese, lingua ufficiale del paese, è parlato come lingua madre da meno dell’1% dei namibiani. Molto più parlati l’afrikaans (4%), oggi però malvisto dalle comunità indigene come idioma dei dominatori di ieri, e il tedesco (2% ), diffuso soprattutto nel sud. La maggioranza della popolazione, di etnia owambo, parla però lingue bantù, mentre i più antichi abitatori (le tre etnie dei boscimani, o san, ottentotti, o nama, e damara) parlano idiomi del gruppo khoi-san. La popolazione bianca è quindi una ristretta minoranza, ma controlla il 70% del reddito nazionale e tutto questo con il sostanziale consenso delle popolazioni di colore. Paradosso? No, infatti arrivati buoni ultimi all’indipendenza i namibiani hanno fatto tesoro dell’esperienza degli altri stati africani, dove la decolonizzazione violenta e la cacciata dei bianchi hanno avuto spesso come conseguenze guerre civili e miseria, preferendo quindi una transazione “soft”, puntando sulla tolleranza e sulla collaborazione. Questa politica ha dato discreti risultati, tanto che il paese è fra i più sicuri dell’Africa e ha avuto negli ultimi anni un discreto sviluppo economico (notevole la crescita del movimento turistico), con relativa crescita del livello di istruzione e dei servizi sociali e relativa riduzione del divario, comunque ancora notevole, fra bianchi e neri, ricchi e poveri.

Tantissimi i motivi di interesse del paese, dalla Costa degli Scheletri (Skeleton Coast), punteggiata dai relitti delle numerose navi qui naufragate (e le frequenti fitte nebbie hanno una notevole responsabilità) e vero paradiso, nei suoi stagni costieri, dei birdwatchers, alle spettacolari dune arancioni del Sossusvlei, alte fino a 300 metri. E tornando al mare vogliamo sottolineare come la corrente fredda renda queste acque tropicali sorprendentemente frequentate da creature che in genere immaginiamo vivere a latitudini fredde, come pinguini e otarie (a Cape Cross ve ne è una colonia con 80-100.000 esemplari).

Non lasciano indifferenti neppure le curiose atmosfere tedesche, residuo dell’epoca coloniale, di varie cittadine soprattutto costiere (Swakopmund e Luderitz in testa), ma anche di Windhoek. Naturalmente non manca l’Africa più tradizionale, quella della grande fauna selvatica, ridimensionata a inizio ‘900 dalle grandi spedizioni di caccia grossa. Oggi grandi parchi naturali, dove l’unico safari consentito è quello fotografico, proteggono la selvaggina, con i grandi mammiferi come leoni, leopardi, elefanti, rinoceronti neri, gnu, springbok. La riserva più nota è il Parco Nazionale di Etosha Pan (oltre 22.000 kmq, la superficie del Piemonte).

In Namibia, nei ristoranti la cucina è in genere buona, risentendo di influenze tedesche e boere e dando così il meglio di se nei piatti di cacciagione, agnello e manzo, mentre sulla costa i piatti di pesce sono numerosi ed eccellenti. Vino e frutta arrivano dal vicino Sudafrica. Buona, e in crescita, l’offerta alberghiera nelle città, mentre nel deserto sono relativamente numerosi i confortevoli “lodge” (spesso piuttosto cari, ma comprendenti nella loro offerta escursioni e safari fotografici)..

Da un naufragio sulla Costa degli Scheletri prende spunto il romanzo di Wilbur Smith “La spiaggia infuocata”, che ci porta alla conoscenza dell’ambiente namibiano e dei suoi antichi abitanti, i san, come altre opere del famoso scrittore. Su Internet interessanti i siti www.namibiatourism.com.na/italian/index.php (in italiano), www.namibia-tourism.com (in tedesco), www.met.gov.na (sito governativo, del Ministero Ambiente e Turismo) e www.namibiawildliferesorts.com (associazione governativa che raccoglie 22 villaggi e campeggi situati nei Parchi nazionali).

Il clima della Namibia prima parte
https://www.meteogiornale.it/notizia/15399-1-il-clima-della-namibia-prima-parte

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