In un articolo pubblicato recentemente su Repubblica si racconta della “pazza” idea di trasferire Teheran, la capitale iraniana, da un’altra parte.
L’idea sarebbe venuta per primo all’ex-presidente iraniano, ed ex-sindaco di Teheran, Ahmadinejad, e ripresa con qualche modifica dall’attuale governo, che ne starebbe valutando seriamente la fattibilità.
I motivi sono diversi: innanzitutto Teheran ha subito uno sviluppo ben maggiore di quanto preventivato, la sua popolazione supera gli 8 milioni di abitanti, ma addirittura i 13 milioni considerando l’intera area metropolitana. Traffico, inquinamento, carenze dei servizi, caro-vita, esposizione ai terremoti per l’inadeguatezza strutturale degli edifici, sono tra i maggiori problemi a cui è soggetta questa enorme città.
Ma il nemico pubblico numero uno è lo smog, causa secondo il ministro della sanità, di 4 mila decessi nell’ultimo anno. La sua posizione geografica ai piedi dei monti Elburz, la espone infatti, soprattutto in inverno, un po’ come avviene da noi in Val Padana, alla stagnazione dell’aria nei bassi strati, con il conseguente innalzamento dei livelli di inquinanti nell’aria. Tanto che si ipotizzano anche interventi di modifica del clima per alterare questa situazione di pericolo sanitario.
Ma allora perché non essere ancora più drastici e “traslocarla”?
Non sarebbe la prima volta che uno stato sposta la sua capitale, anche in tempi recenti. L’esempio forse più noto è quello di Brasilia, costruita dal nulla negli anni ’50 e diventata capitale del Brasile nel 1960 al posto di Rio de Janeiro. Oggi conta 2 milioni e mezzo di abitanti, all’incirca quanto Roma. Ma “Rio” non ha perso comunque il suo status di metropoli.
Anche la Nigeria qualche decennio fa ha fatto una scelta simile, trasferendo la capitale dalla megalopoli Lagos ad Abuja, una città nuova sorta sulle ceneri di un piccolo villaggio, e rapidamente diventata una metropoli da un milione e mezzo di abitanti.
Un altro esempio ancora più recente è quello di Astana. Capitale del Kazakistan dal 1997, non è propriamente una “New Town”, ma da quando è diventata capitale la sua popolazione è triplicata, passando da poco più di 200 mila ad oltre 700 mila abitanti.
O ancor più recente è il caso di Naypyidaw, capitale della Birmania da meno di un decennio, succeduta a Yangon, e che conta già quasi 1 milione di abitanti.
Perché allora sarebbe un’idea pazza? Nell’articolo di Repubblica, forse per dare più effetto alla notizia, si ipotizza che debba essere trasferita l’intera città. Ciò che appare però più probabile è che, come avvenuto altrove, si possano trasferire ad altra città le funzioni di capitale, con tutto quello che ne consegue in termini di spostamento della popolazione che lavora per gli enti statali e governativi, con l’obiettivo quindi di consentire un calo demografico di Teheran.
Non è quello però che è avvenuto altrove. Rio de Janeiro, Lagos, Almaty e Yangon hanno continuato a crescere demograficamente anche dopo aver perso lo status di capitale.
L’idea quindi potrebbe non essere tanto pazza, quanto inefficace. Pazza può apparire per l’Italia, dove anche spostare un ufficio ministeriale comporta la sollevazione popolare, demolire un edificio che intralcia un corso d’acqua appare un’impresa titanica ed ipotizzare anche solo di riordinare urbanisticamente le nostre città un’idea da marziani.