Rosetta è il nome della sonda dell’Agenzia spaziale europea (Esa) che si avvicina alla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko per studiarne con precisione le caratteristiche: è proprio fissata per quest’oggi l’entrata della sonda nell’orbita cometaria, ad una distanza di soli 100 chilometri. Aveva lasciato il nostro Pianeta il lontano 2 marzo 2004 (dopo due tentativi falliti, sarebbe dovuta partire il 12 gennaio 2003), con l’obiettivo di raggiungere la cometa: c’è voluto un lungo inseguimento di dieci anni tra rimbalzi rocamboleschi nel Sistema solare, come su un tavolo da biliardo, e più di 6 miliardi di chilometri percorsi. La sonda infatti, ora che le dieci manovre di avvicinamento si sono concluse, seguirà le sorti della cometa Churyumov-Gerasimenko lungo la sua rotta verso il Sole, finché a novembre vi si ancorerà fisicamente.
Il nome di Rosetta non è stato scelto a caso, ma si riferisce proprio alla celebre stele. Come la pietra scoperta nel 1799, che offrì una chiave di lettura per comprendere i geroglifici, sulla sonda Rosetta sono riposte molte speranze sulla possibilità di decifrare una volta per tutte i misteri che restano riguardo la formazione del nostro Sistema solare. Perché una cometa? La ragione è semplice: aiuterà a comprendere meglio i meccanismi alla base della formazione dei corpi celesti nel Sistema solare. Qui è possibile seguire la diretta streaming. Finora Rosetta, oltre a fornirci le sue prime immagini a 360 gradi, grazie al sistema di imaging scientifico Osiris (Infrared Remote Imaging System), ha scoperto che in ogni secondo la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko rilascia l’equivalente di due piccoli bicchieri di acqua nello Spazio.