Dopo aver tenuto per qualche giorno con il fiato sospeso quasi tutto il Pianeta, il Satellite UARS è giunto tardivamente alla conclusione definitiva del suo ciclo vitale, schiantandosi e bruciandosi in atmosfera nelle primissime ore di questa mattina, fra le ore 5.23 e le 7.09 (orari italiani), a seguito del progressivo e naturale decadimento orbitale. Solamente nel cuore della notte si è capito che l’Italia e l’Europa non avrebbero più corso nessun rischio, in quanto tutte le simulazioni avevano ormai mostrato come l’ingresso in atmosfera si sarebbe verificato nell’ambito di una rotta che non giungeva più verso i cieli europei, a differenza delle previsioni precedenti che non tenevano conto di un possibile ritardo così marcato della caduta del Satellite.
Si sapeva fin dall’inizio che vi sarebbero delle difficoltà nel predire il preciso rientro nell’atmosfera terrestre, con piccoli cambiamenti di velocità e tasso di decadimento orbitale a causa delle variazioni di densità dell’aria e dell’energia proveniente della radiazione legata all’attività solare. Alla fine di quest’evento, restano però tutta una serie di elementi che velano di mistero la caduta di questo satellite: nessuno è in grado di dirci nemmeno se effettivamente qualche frammento sia caduto al suolo o semplicemente finito in Oceano, o se tutti i pezzi si siano invece completamente dissolti in atmosfera. In base alle notizie che erano state divulgate da giorni, si sarebbe almeno dovuto sapere il luogo esatto di caduta entro i 20 minuti prima che il veicolo precipitasse.
La NASA ha invece solo reso noto che il rientro è avvenuto, in quel range orario prestabilito (sorprendentemente ampio, se si considera che 89 minuti è il tempo in cui UARS effettuava il giro di un’intera orbita), su una vasta area compresa fra Canada, Africa e una vasta zona del Pacifico: l’eventuale possibilità che frammenti siano arrivati su zone di terraferma riguarderebbe principalmente il Canada. Non a caso, alcune informazioni, non confermate da fonti ufficiali, in mattinata avevano lasciato intendere che qualche pezzo di Uars fosse precipitato sulla cittadina di Okotoks, a sud di Calgary.
Eccessivo allarmismo infondato o preoccupazioni giustificate? I timori legati alla caduta già prevista di questo satellite erano legate al fatto che qualche frammento potesse giungere fino al suolo, superando la barriera dell’atmosfera. Inoltre, diversamente da altri satelliti, non vi era la possibilità di guidare con precisione i rottami a schiantarsi in una precisa zona. Riteniamo giusto e doveroso che siano state fornite di continuo le allerte riportando fedelmente la situazione senza mai esasperarla, in modo da poter prendere tutte le precauzioni minime indispensabili: d’altronde, fosse anche una possibilità su un milione, è giusto non trascurare il minimo rischio laddove ci sia la casualità che alla fine un solo frammento possa, per quanto in modo così remoto e quasi impossibile, arrecare danno ad uno o più esseri umani.
Di certo la psicosi non è mancata ed in questi casi è inevitabile: in tanti hanno peraltro anche sfruttato l’eco dell’evento per realizzare delle vere e proprie burle o spacciare in Rete come veri dei documenti video che in realtà non riprendevano affatto la caduta del Satellite UARS e nemmeno suoi residui. Quest’esperienza singolare si potrà ripetere? Per quanto si sa probabilmente sì, già fra poco più di un mese è attesa la caduta di un nuovo satellite. Forse non vi saranno i rischi annunciati con UARS, ma tutto ciò fa riflettere sul fatto che la “spazzatura cosmica”, con migliaia di detriti (alcuni potenzialmente pericolosi come UARS) che orbitano attorno alla Terra, sia un problema che necessita di essere affrontato e risolto in tempi rapidi. Se non lo si facesse, correremmo il rischio di restare vittime dei nostri errori a cui non si è posto rimedio per decenni.