Raccolta di diversi filmati della catastrofe
E’ stato celebrato in Giappone un minuto di silenzio e raccoglimento, per ricordare le 18mila vittime connesse al sisma ed al conseguente devastante tsunami avvenuto 3 anni fa, che diede tra l’altro origine al dramma di Fukushima, l’emergenza radioattiva della centrale nucleare ancora oggi non risolta. Ben 270 mila persone non son ancora rientrare nelle loro case, in quanto distrutte e non ancora ricostruite, oppure rese inagibili dalla radioattiva. Si tratta quindi di una tragedia nella tragedia, tanto che migliaia di persone rischiano di dover vivere nei prefabbricati ancora per diversi anni: Solamente il 3,5 per cento delle abitazioni “definitive” è stato rimesso in piedi nelle province di Iwate e Miyagi (la foto in basso mostra lo scenario apocalittico di Natori Myagi subito dopo lo tsunami), a conferma di una ricostruzione che procede troppo a rilento.
Erano le ore 14:46 dell’11 marzo quando si scatenò la scossa pari ad una magnitudo di 8,9 gradi Richter: fu il terremoto più violento in Giappone da quando esistono le rilevazioni sismiche e il quinto più forte dell’ultimo secolo. Grazie alle costruzioni antisismiche obbligatorie in tutto il Giappone, la gran parte delle vittime e dei danni va ricondotta agli effetti catastrofici dello tsunami. Si definisce tsunami un’onda anomala sviluppata nella maggior parte dei casi dallo sprigionamento dell’energia di un forte terremoto sottomarino. La parola tsunami è diventata di uso frequente in Italia a partire dal dicembre del 2004 (sostituendo il sinonimo precedentemente più utilizzato di maremoto), quando si verificò la tragedia di Sumatra. Uno tsunami si forma quando si sposta una grandissima massa d’acqua, coinvolgendo dunque i fondali e non solo l’acqua superficiale.