Per valutare la bontà, o meglio, affidabilità e qualità dei modelli meteo climatici un team di ricercatori del Barcelona Supercomputing Center – in collaborazione con altri esperti del settore – ha condotto uno studio comparativo. Anzitutto si è partiti dall’assunto che un modello considerato efficace deve essere valutato costantemente confrontando la previsione coi dati osservati da diversi sistemi di monitoraggio.
Ma con il lancio, negli ultimi anni, di sistemi e fonti di varia natura è diventato evidente che si ottengono dati decisamente diversi. Lo studio in oggetto è stato recentemente pubblicato su Science e cerca di far chiarezza proprio su questi argomenti. Come? Fornendo metodologie innovative per valutare diversi sistemi di monitoraggio: utilizzando modelli climatici come strumenti per la valutazione.
I sistemi di monitoraggio sono suddivisi in osservazioni su larga scala provenienti da misurazioni dirette (a terra) o remote (osservazioni satellitari). Entrambe le fonti di informazione sono essenziali per l’attuazione delle previsioni deterministiche ma non vi è dubbio che le informazioni fornite da tali reti possono risultare errate non solo perché la strumentazione può fallire (mediante il metodo di ricezione di dati o la tecnologia utilizzata) ma anche perché ovviamente non è possibile rilevare i dati per ogni singolo metro quadrato del pianeta.
Per cercare di fare luce su questa questione, il team di ricercatori del Barcelona Supercomputing Center (BSC-CNS), l’Università Cattolica di Louven (UCL, Belgio) e del Centre National de Recherches Météorologiques (CNRM, Francia), hanno confrontato le previsioni di 11 modelli per la temperatura superficiale delle acque nel Pacifico con 4 sistemi di osservazione.
Si è scoperto che, a seconda della fonte di osservazione prescelta, le previsioni corrispondevano più o meno con quello che accadeva poi nella “realtà”. A quel punto si è pensato a una nuova proposta per studiare l’affidabilità delle serie di dati. Il team ha affrontato l’assunto – considerato tale da un’ampia fetta della comunità scientifica – che ci sia una mancata corrispondenza tra i sistemi di osservazione, che sono considerati come la “rappresentazione” della verità assoluta, e i modelli climatici come strumenti che puntano a coincidere con la realtà.
Secondo uno dei portavoce del team, “le previsioni possono essere sempre più accurate, ma ciò che non sapevamo era che i dati non sempre sono affidabili”. Questo approccio ha consentito di evidenziare oggettivamente la qualità dei diversi set di dati di osservazione sulle temperature oceaniche e l’estensione del ghiaccio marino.