In questi giorni, per la precisione al 10 di Aprile del lontano anno 1815, si verificò quella che probabilmente è stata l’eruzione vulcanica più potente degli ultimi secoli.
Il Monte Tambora, situato nell’arcipelago indonesiano delle Isole Sonda, cominciò la propria eruzione il giorno 10 Aprile, intensificandosi nei giorni successivi, in particolare dopo il 19 Aprile, ed eruttando continuamente per oltre tre mesi.
Il Monte passò da un’altezza di 4100 metri ad una di 2850 metri, proiettando in atmosfera circa 150 miliardi di tonnellate di ceneri, roccia, materiale vulcanico, con una violenza eruttiva stimata pari a VEI 7, nella scala delle eruzioni vulcaniche elaborata dai vulcanologi.
La presenza di un simile quantitativo di materiale in atmosfera provocò quello che, probabilmente, fu un “piccolo inverno planetario”, simile al famoso “inverno nucleare” teorizzato dagli scienziati negli anni Ottanta, come conseguenza di una possibile Guerra Atomica globale.
In particolare restò celebre il 1816, quale “anno senza estate”, con due tempeste di neve in Giugno sul New England e Canada, gelate anomale estive sul settore nord orientale statunitense, ma anche piogge continue e freddo in Europa.
Questo anniversario rimane come monito per i possibili drastici cambiamenti climatici che possono essere indotti da una eruzione vulcanica di grande intensità.
Se infatti l’effetto serra indotto dalla CO2 esprime i suoi effetti con un lento cambiamento del clima, gli effetti di una super eruzione vulcanica sono estremamente rapidi e si esplicano nel giro di 2-3 anni.