La meteorologia negli ultimi anni ha via via assunto sempre maggiore rilievo nel mondo dell’informazione giornalistica.
Il vivo interesse dei mass-media per tale disciplina scientifica non ha contribuito, tuttavia, ad una sufficiente crescita culturale nei confronti della stessa: ancora oggi, ad esempio, le previsioni del tempo vengono inserite in spazi televisivi correlati ad altre rubriche, oroscopo in primis.
Rammentiamo che l’unico metodo per elaborare una previsione del tempo è quello di interpolare i dati forniti dai centri di calcolo che, tramite computer superpotenti, risolvono un’innumerevole serie di sistemi di equazioni a più incognite la cui risoluzione, per mezzo del calcolo differenziale, permette di determinare, pur con un relativo margine d’errore (vigono le leggi del sistema caos), l’evoluzione futura dei vari parametri della fisica dell’atmosfera.
Ma in Italia, comunque, siam tutti meteorologi!
Le tradizioni, le credenze popolari, dunque il mito, ahimè, prendono sovente il sopravvento sulla scienza. Pertanto, poco importa se la sera il meteorologo prevede rovesci e temporali, se è “rosso di sera bel tempo si spera”!
E’ altresì vero, tuttavia, che ci sono degli espedienti che possono far presagire l’andamento futuro delle condizioni atmosferiche. Un contadino quotidianamente a diretto contatto con la natura, intuirà, ad esempio, l’imminente arrivo di una perturbazione scorgendo qualche cirro (nube alta e sottile di piccole dimensione) in una giornata soleggiata.
Altri segnali? Lo sviluppo convettivo dei cumuli fin dalle prime ore del mattino come sintomo di marcate condizioni di instabilità atmosferica e dunque di temporali nelle ore successive; l’alone lunare, foriero di precipitazioni; i caratteristici dolori articolari, specie in corrispondenza di arti che hanno subito traumi o fratture, dunque più sensibili alle variazioni di pressione e umidità atmosferica.
Un’indagine poco professionale ma a volte molto efficace ci viene, inoltre, suggerita da etologi, gli studiosi del comportamento degli animali, e biologi. E’ stato dimostrato – sostengono gli esperti – che le mucche si sdraiano su un fianco prima della pioggia, che le api fanno ritorno all’arnia prima di un temporale, che il tempo muta rapidamente quando le foglie del cardo di montagna (“Carlina acoulis”) si contraggono. Piuttosto che alla loro capacità di prevedere il tempo, il tutto è riconducibile, in realtà, alla spiccata sensibilità di alcuni organismi, siano essi animali o vegetali, al cambiamento delle condizioni atmosferiche, ovvero a repentine variazioni di alcuni parametri, quali temperatura, umidità e pressione.
Non hanno nulla a che vedere con la scienza, viceversa, i cosiddetti “proverbi di stagione” che fanno parte, invece, del leggendario mondo delle credenze popolari, sempre molto diffuso su tutta la nostra penisola. Nella tabella allegata all’articolo vi riportiamo, a titolo di pura curiosità, qualche esempio in merito.