Ciò nonostante viene messa in discussione la logica del suo utilizzo quale alternativa ai combustibili fossili. E’ quanto sostengono Robert Howarth e colleghi, della Cornell University di New York. Il loro lavoro è stato pubblicato, online, nella rivista di Springer: Climatic Change Lettere.
Il gas ottenuto dagli scisti, negli ultimi decenni, è diventata una fonte naturale sempre più importante negli Stati Uniti. Viene estratto da fratture del suolo attraverso un processo ad alto volume idraulico (fracking). Vengono immessi grandi volumi di acqua sotto pressione, il cui scopo è quello di incrementare il flusso di gas. Una quantità significativa di acqua ritorna in superficie entro i primi giorni o settimane dopo l’iniezione ed è accompagnata da grandi quantità di metano.
Lo studio ha valutato l’impatto dei gas serra concentrandosi principalmente sulle emissioni di metano. I ricercatori hanno analizzato i dati più recenti – in particolare, il documento di background tecnico sulle emissioni di gas a effetto serra del petrolio e del gas (EPA 2010), nonché una relazione sulla perdita di gas naturale su terre federali dal General Accountability Office (GAO 2010).
Hanno calcolato che, nel complesso, durante il ciclo di vita del gas estratto dagli scisti, una percentuale tra il 4-8 della produzione totale viene emesso nell’atmosfera sotto forma di metano, attraverso lo sfiato di routine e le perdite di materiale, Una quantità paragonabile a quella ottenuta tramite la produzione dei gas convenzionali.
Il metano, però, è un gas serra molto più potente del biossido di carbonio, nonostante abbia un tempo di permanenza in atmosfera 10 volte più breve. Come risultato, l’effetto sul riscaldamento globale scende più rapidamente, ma gli effetti a breve termine risultano maggiori a causa del maggior ingombro.
Robert Howarth conclude così: “La grande impronta atmosferica dei gas serra ottenuti dagli scisti mette fortemente in discussione la logica del suo uso come combustibile di transizione nei prossimi decenni. Se l’obiettivo è quello di ridurre il riscaldamento globale, l’uso dei gas naturali andrebbe rivisto e l’intera programmazione energetica dovrebbe considerare imprescindibile l’utilizzo delle energie alternative”.