Il clima di una determinata località è rappresentato da una serie di condizioni meteorologiche medie che si susseguono in un arco di almeno una trentina d’anni.
Ma il clima cambia, sia da un secolo all’altro, sia da un decennio all’altro, in quanto si alternano dei cicli climatici con periodicità variabile.
In genere si suppone che sia la radiazione solare la principale imputata delle variazioni climatiche secolari, come, ad esempio, la piccola età glaciale avvenuta nel XVII e XVIII Secolo, probabilmente causata da un accentuato minimo solare (il noto Minimo di Maunder).
Per le variazioni climatiche della durata di appena un decennio, si può supporre la presenza di alterazioni nelle correnti oceaniche (come una aumentata frequenza di El Nino, per esempio).
Oppure rientrano nelle variazioni cicliche decennali della NAO, l’Oscillazione Nord Atlantica, oppure vi possono essere varie concause non bene identificate o conosciute.
Tali variazioni climatiche, seppure di brevissimo periodo, possono provocare, nell’arco di una decina d’anni, dei veri e propri sconvolgimenti climatici, in grado di determinare gravi danni economici ad una popolazione, o, addirittura, ad un Continente intero.
L’elevata frequenza di correnti nord occidentali, ad esempio, sta penalizzando adesso il nord ovest italiano quanto a precipitazioni.
Ma in passato, blocchi temporanei della circolazione atmosferica sono stati in grado di provocare delle vere e proprie stragi della popolazione, paragonabili alle grandi epidemie del passato.
Questo accadde nel decennio molto particolare 1310-20, un periodo nel quale le conoscenze scientifiche ed agricole, e lo stato generale dell’economia degli Stati europei, non erano in grado di affrontare con sufficiente sicurezza un periodo prolungato di instabilità climatica.
In quel terribile decennio sembra che fosse quasi scomparsa l’influenza degli anticicloni sul Continente europeo, Mediterraneo compreso, e le perturbazioni atlantiche fossero libere di attraversare senza sosta l’Europa intera, in ogni stagione.
Le antiche cronache sostengono che, dopo alcuni anni molto umidi, il periodo che va dal Dicembre 1314 all’inverno del 1317 piovve praticamente senza interruzione, rovinando i raccolti sia per il marcire delle sementi, sia perché i terreni fradici non poterono essere seminati e lavorati.
Gli anni piovosi, poi, si susseguirono fino al 1319.
Ne conseguì una carestia epocale su tutto il Continente Europeo, con migliaia di morti, sia per fame, sia per le numerose malattie determinate dalla malnutrizione.
Adesso, gli scambi internazionali di derrate alimentari, non permettono più il verificarsi di simili crisi, ma un blocco della circolazione atmosferica per più anni consecutivi potrebbe ancora oggi, in qualsiasi momento, mettere a dura prova l’economia di un’intera Nazione.