Sembra quasi uno scherzo, oggigiorno, sentire dire che il Tamigi un tempo gelava abbastanza spesso.
In effetti la temperatura media delle Isole Britanniche, nel corso dell’inverno, è decisamente mite, e, anche se esposta a possibili ondate di freddo da nord, o, a volte, da est, in grado di provocare anche grosse nevicate, è ormai molto tempo che il clima rigido non raggiunge più un livello tale da congelare completamente un grande fiume come il Tamigi, nel cuore di Londra.
Eppure, nel corso dell’ultimo millennio, le cronache antiche segnalano più volte casi di congelamenti del genere, segnale evidente di uno spostamento verso l’Europa Occidentale delle rigide correnti artiche russe.
La condizione barica più favorevole al congelamento di grandi fiumi e di laghi sulle Isole Britanniche, è infatti quella che prevede la formazione di un blocco anticiclonico sulla Scandinavia, in grado di inviare correnti freddissime dalla Russia settentrionale in direzione del Canale della Manica.
Spesso, poi, in passato, tali irruzioni fredde venivano seguite dalla formazione di uno stabile anticiclone sull’Inghilterra, che, con le inversioni termiche, manteneva il freddo su tutte le pianure, il quale, accompagnato da vento calmo, favoriva la formazioni di estese gelate.
Questo è quanto accadde, ad esempio, nel famoso inverno 1683-84, quando il Tamigi gelò per due mesi e mezzo, permettendo la formazione di una grande “fiera del ghiaccio” nel cuore di Londra, con la costruzione di baracche, accensioni di fuochi per arrosti, giochi, sfilate ed altro ancora nel mezzo del corso d’acqua congelato.
Da questo punto di vista, il Secolo più rigido, per il Londinesi, fu il XVII, quando il Tamigi gelò per ben 12 volte tra il 1608 ed il 1695, con una media di circa una volta ogni 7 anni, di cui 7 sono state le volte in cui il congelamento giunse al punto da permettere il transito di persone e di carri sulla sua superficie nel cuore di Londra.
Responsabile fu, con poche incertezze, il ben noto minimo di attività solare detto “di Maunder”, che causò un notevole irrigidimento del clima invernale europeo nel Seicento.
Dal 1814 ad oggi il Tamigi non è più gelato, ed in quell’anno si tenne l’ultima grande “Fiera del Ghiaccio” sulla sua superficie.
Questo è un importante segnale di riscaldamento climatico, ma vi sono anche altre cause concomitanti.
Il “Tower Bridge”, il famoso “Ponte di Londra”, è stato infatti ricostruito a due piloni, contro i numerosi piloni presenti in passato che ostacolavano lo scorrimento del fiume e ne favorivano così il congelamento.
Inoltre, si è assistito negli ultimi decenni ad un aumento dell’Effetto “cappa di calore urbano”, dovuto alle varie attività umane ed alla crescita di superficie della città londinese.
Infine, adesso vi sono numerose industrie che scaricano acque riscaldate nel cuore del fiume.
Per questo, ad esempio, nel corso dell’inverno londinese più rigido del XX Secolo, il 1962-63, non si è avuta formazione di ghiaccio sul Tamigi.
Tuttavia, escludendo fattori specifici di Londra città, sono mancati anche gli episodi invernali, che invece in passato capitavano, durante i quali rimanevano congelati un po’ tutti i fiumi britannici, compresi fiumi e laghi irlandesi, per cui possiamo dire che il riscaldamento climatico ha cambiato anche la circolazione dell’aria fredda di origine russa, che non riesce più a spingersi così ad ovest da inglobare anche le Isole Britanniche.