La questione del “Climagate”, come è stato definito nei giorni scorsi, indipendentemente dalla veridicità o meno di questo enorme file di dati (ricco di email scambiatesi dai ricercatori negli ultimi quindici anni), ha fatto emergere in realtà una questione di cruciale importanza per la climatologia moderna, ovverosia l’entità del Caldo Medievale.
Mentre infatti non si nutre alcun dubbio sull’evoluzione della temperatura negli ultimi Secoli, dei quali disponiamo anche di registrazioni termometriche (clima freddo fino a circa il 1850, poi lento riscaldamento, in accelerazione negli ultimi decenni del XX Secolo, fino all’attuale stazionarietà climatica su valori elevati), ben più difficile è ricostruire il clima del periodo Medievale.
All’epoca non esistevano infatti rilevamenti termometrici, possiamo al massimo ricostruire degli eventi storici particolari (come eventi siccitosi, o nevicate, o freddi e caldi intensi), tali da colpire i cronisti dell’epoca, ma niente più di questo.
Anche molti documenti di questo tipo sono andati poi perduti, per la lontananza nel tempo.
Tuttavia, come detto, la questione è cruciale: se nel Medioevo la temperatura è stata più elevata dell’attuale, allora salgono le probabilità che l’aumento termico attuale sia di origine anche naturale e non o non solo antropica.
Purtroppo non ci è possibile fare dei confronti diretti, tuttavia esistono molti indizi che fanno prefigurare tale periodo (approssimativamente tra l’800 ed il 1200 dopo Cristo, ma con particolare intensità tra il 950 ed il 1100 circa), come molto caldo, e forse più di adesso.
Possiamo elencare una serie di eventi, situazioni, circostanze, oltre che prove glaciologiche, che andrebbero in questa direzione.
La prima, ovviamente, è costituita dai ghiacciai, in fase di forte arretramento durante questi Secoli caldi.
Oltre alla presenza di Passi Alpini sgombri da neve, testimoniati dai frequenti passaggi tra una valle e l’altra, e la prosperità di alcuni villaggi situati ad alta quota e poi distrutti dalla successiva avanzata glaciale nel XVI Secolo, abbiamo anche la presenza di alcune inquietanti leggende che parlano, appunto, di grandi pascoli o di borgate un tempo felici, e poi abbandonate perché sepolte dalla neve.
Nei territori alpini sono numerose le leggende di questo tipo che rimandano ad una vera e propria “età dell’oro” presumibilmente risalente a questo periodo medievale.