L’inverno che precedette l’anno senza estate, quello del 1815-1816, fu gelido e nevoso ma ciò è quanto di più normale per le regioni del Quebec e del New England, abituate a stagioni invernali molto dure e prolungate. Alla fine di marzo, come di regola, la morsa del ghiaccio cominciò ad allentare la presa sui laghi e sui fiumi e la neve fu sostituita da pioggia e nebbia. Anche aprile fece il suo dovere, con giornate assolate e luminose che permisero l’arrivo di milioni di uccelli migratori e che favorirono l’esplosione dei germogli e del verde dei boschi.
In seguito però le cose cominciarono ad andare storte… La gente si accorgeva che la bella stagione proseguiva più lentamente di quanto avesse mai fatto a memoria d’uomo. Ma pochi erano allarmati da un aprile sempre più freddo, perché nel New England non è escluso che nevichi anche in pieno maggio! A maggio però il freddo fuori stagione divenne il principale argomento di conversazione in quelle terre popolate per lo più da agricoltori ed allevatori. Gli anziani della regione ricordavano comunque altre annate in cui, seppur molto in ritardo, l’estate era poi arrivata.
Eppure, con l’inizio di giugno fu chiaro a tutti che quell’annata sarebbe stata diversa da tutte quelle precedenti: dopo alcuni giorni con temperature massime che raggiungevano anche i +27°C, mercoledì 5 giugno 1816 un tempestoso vento freddo proveniente dalla Baia di Hudson cominciò a spazzare tutto il Quebec ed il New England. Piogge torrenziali e venti tesi sferzarono la regione fino alla notte successiva ed il mattino seguente i termometri di molte località segnavano +4°C. La temperatura scendeva senza tregua e così cominciò a cadere la neve! A Bennington, Vermont, i fiocchi bianchi scesero dall’alba fino a metà pomeriggio. La tempesta si placò entro sera ma a quel punto Quebec City era sotto una coltre bianca spessa 30 cm., coltre che raggiungeva i 15 cm. in gran parte del New England!
Giorno dopo giorno il tempo invernale non dava segni di cedimento, anzi peggiorava. I termometri non superarono mai i +8°C e molti restarono fermi su -1°C. I teneri germogli non sopravvissero al gelo fuori stagione e tutto il New England sembrava ora bruciato da un devastante incendio.
La gente si allarmò particolarmente in luglio ed agosto, vedendo che le temperature all’inizio del giorno erano ancora sui +4°C. Alcuni giorni prima di settembre le minime scesero nuovamente sottozero. Per tutta quell’estate gelo e neve falciarono a più riprese le colture che i contadini si affrettavano a piantare durante gli effimeri e brevi miglioramenti del tempo. Dalla metà di settembre del 1816 giunse infine un freddo micidiale che pose fine ad ogni speranza. L’inverno che seguì fu particolarmente rigido e i contadini se la cavarono a stento, sopravvivendo con le scorte delle annate precedenti. Ma poi per fortuna la primavera e l’estate del 1817 si presentarono normali così come quelle seguenti.Ma il terrore che simili bizzarrie stagionali potessero ripresentarsi restò a lungo impresso tra la popolazione del New England.
Le cause che portarono all'”anno senza estate” vanno ricercate nelle gigantesche eruzioni vulcaniche avvenute negli anni precedenti, che avevano accumulato nell’atmosfera superiore immense quantità di polveri. A queste eruzioni si sommò quella del vulcano Tambora, nell’Isola di Giava, avvenuta nel 1815. La spessa coltre di polveri rese meno incisiva la radiazione solare e tale azione si sommò alle condizioni atmosferiche particolarmente avverse che imperversavano all’inizio dell’estate sulla zona del San Lorenzo e del New England, dando vita a questo fenomeno forse irripetibile.