La narrazione comincia con la menzione di un lungo periodo di siccità nel mese di luglio del 1867 che attanagliava la zona di Palazzolo dello Stella, preoccupando fortemente gli agricoltori per l’andamento dei raccolti. Il 28 luglio il cielo si andava annuvolando e lasciava presagire l’arrivo della tanto attesa pioggia. I contadini stavano preparandosi ad assistere alle precipitazioni, quando un fortissimo vento iniziò a soffiare, squassando le piantagioni e il vicino bosco, per calmarsi all’improvviso.
Il cielo si è fatto scurissimo, i lampi e i tuoni stanno crescendo. È in quel momento che a nord-ovest di Palazzolo si profila una nube a forma d’imbuto in rapido avvicinamento. Viene descritta come un cono con la base rivolta verso l’alto. Si tratta ovviamente di un tornado di considerevole forza. È tanto rapido il suo sopraggiungere nel villaggio, che non tutti gli abitanti fecero in tempo a trovare un riparo. In pochi attimi l’abitato venne quasi completamente distrutto. Alcuni abitanti riuscirono fortunosamente a sfuggire alla furia, trovando appiglio a qualche oggetto ben saldo. Altri non ce la fecero e vennero travolti dalla devastazione.
Si contarono ben trenta case completamente rase al suolo e altre trenta rimaste col solo pianterreno in piedi. Quindici abitazioni scoperchiate e tante altre gravemente danneggiate e pericolanti. Ben quattrocento persone erano rimaste senza tetto. Per i superstiti inizia la ricerca dei dispersi, il triste inventario delle vittime e dei danni materiali. Viene descritto lo stupore, quasi l’incapacità di rendersi conto che quello che era accaduto in pochi istanti era reale. Gli abitanti di Palazzolo dovettero contare fino a diciotto morti e numerosissimi feriti.
Dal paese friulano ad altre località distanti fino ad otto chilometri la tromba d’aria lasciò disseminate distruzioni di raccolti e di piante. Abbiamo una interessante descrizione del tragitto del tornado, che dalla periferia meridionale di Palazzolo, ritornò verso Nord, attraversando il villaggio diagonalmente. Dallo Stella, distante circa mezzo chilometro, vennero sollevate acque in quantità, essendo stati ritrovati pesci ed anguille a terra. Il bosco Volpares a due chilometri dal paese venne attraversato dal tornado e si vedevano i segni del passaggio per una larghezza variabile tra qualche decina di metri fino a quasi un chilometro. Mille piante danneggiate, querce di gran diametro e molti anni sradicate o attorcigliate dal furioso turbinìo del vento. Dal bosco Volpares il tornado uscì in direzione est verso Muzzana, danneggiò il bosco di Corbino e si esaurìin una zona paludosa tra Corbino e Marano.
Un sopralluogo di due professori dell’Istituto tecnico di Udine stabilì che la tromba d’aria passò per Palazzolo colpendolo non in pieno, mentre non vi furono rovesci di pioggia, grandine, né scariche elettriche. Uscendo da Palazzolo il fenomeno assunse un moto saltuario, ora sollevandosi, ora toccando terra. Nella relazione dei tecnici si rilevarono anche i casi fortunati di persone che si salvarono quasi per miracolo, come un padre e un figlio piccolo, alzati in aria e deposti dal tornado, senza danni, come un altro uomo che fu fatto volare su uno stagno e un boschetto, per atterrare incolume.
Per approfondire la materia si rimanda al contributo di Paolo Zamparutti sul portale dedicato alla climatologia MTG
https://clima.meteogiornale.it/Portal/index.php?option=com_content&task=view&id=48&Itemid=61Climate