Le piogge intense registrate nel sud della Francia in questa prima parte di settembre 2009, sia nel settore mediterraneo (inondazione a Marsiglia e Cannes tra martedì 15 e mercoledì 16) che in quello atlantico (alluvione nei Pyrenees Atlantiques di venerdì 18), ci inducono a cercare negli archivi altri eventi alluvionali che hanno riguardato il grande paese confinante con il nostro.
Precipitazioni superiori a 50 mm in 24 ore nella maggior parte delle regioni di pianura e a 100 mm in 24 ore nelle zone di montagna sono considerate soglie critiche, oltre le quali sono possibili, se la natura del terreno si presta, gravi inondazioni. Nei fenomeni più violenti, la pioggia cumulata supera generalmente 100 millimetri in un’ora, sono le piogge violentissime concentrate in tempi limitati all’origine delle “alluvioni lampo”. Nel sud della Francia, nelle zone in cui l’orografia favorisce fenomeni intensi e persistenti da stau, si possono anche superare i 500 mm in 24 ore.
I danni causati dipendono dalle caratteristiche della zona colpita: il rilievo, la natura e la condizione di saturazione idrica del suolo, l’ubicazione delle attività umane e le misure preventive, quali le dighe o la realizzazione di zone inondabili, da utilizzare come “casse d’espansione”.
Un fenomeno alluvionale può passare inosservato in una zona scarsamente popolata. Nelle aree urbane, il ruscellamento su superfici impermeabili può saturare la rete di drenaggio delle acque piovane e causare inondazioni con ingenti danni (Nimes, 3 ottobre 1988). Nelle aree montane, tra le inondazioni devastanti avvenute in Francia, si ricordano quelle di Vaison-la-Romaine del 22 settembre 1992 e di Le Grand-Bornand del 14 luglio 1987.
I danni possono essere aggravati, oltre che dalla pioggia intensa, da altri fattori: forti raffiche di vento, frane, crolli di dighe, grandine, onde molto alte.
Le precipitazioni intense possono derivare da diversi fenomeni meteorologici: una perturbazione associata a precipitazioni abbondanti con carattere di persistenza, un susseguirsi di temporali localizzati o di temporali intensi e stazionari (autorigeneranti).
Le grandi celle temporalesche hanno una dimensione di alcune decine di chilometri e una durata che può superare un’ora. Soprattutto in estate, i temporali possono anche riunirsi in grandi sistemi nuvolosi. Le loro dimensioni possono superare diverse centinaia di chilometri e la loro vita le 24 ore.
Quali sono i settori più esposti alle piogge intense? Tutto il territorio della Francia metropolitana può essere esposto a forti precipitazioni, ma esse sono più frequenti nelle aree mediterranee e nelle regioni di montagna.
Le zone di montagna sono più frequentemente colpite da temporali rispetto a quelle pianeggianti. Il rilievo tende a fare da sbarramento alle nuvole, d’altra parte favorisce il sollevamento delle masse d’aria e quindi la nuvolosità convettiva e l’attività temporalesca. Ciò comporta un aumento delle precipitazioni per i rilievi, soprattutto sui versanti esposti ai venti prevalenti, specialmente se i venti trasportano aria umida. I versanti montuosi esposti a venti di provenienza marittima sono quindi particolarmente soggetti alla possibilità di forti temporali convettivi e al rischio di fenomeni autorigeneranti, con carattere quindi di persistenza.
Nel Mediterraneo, gli episodi di “pluies cevenoles” possono portare accumuli di centinaia di millimetri in poche ore. Le “pluies cevenoles” (piogge delle Cevennes) sono precipitazioni persistenti che si hanno in presenza di venti da sud, sud-est o est sul massiccio delle Cevennes (a nordovest di Montpellier, Nimes e Avignone), sulle Prealpi e su Corbieres e Pirenei Orientali (a ovest di Perpignan). Questi episodi alluvionali si hanno di solito in autunno, con condizioni atmosferiche molto particolari, ovvero vento da sud o sudest al suolo che porta l’aria calda umida dal Mediterraneo e aria fredda (o comunque molto più fresca di quella nei bassi strati) in quota.
L’incontro tra l’aria fresca in quota e quella calda e umida proveniente dal Mediterraneo e costretta a sollevarsi sui versanti montuosi esposti, rende l’atmosfera instabile e spesso causa lo sviluppo di temporali. Il rilievo svolge un ruolo duplice, quello già accennato di obbligare le masse d’aria calda e umida a sollevarsi e a condensare e quello di fare da sbaramento (stau) ai sistemi nuvolosi, favorendo la persistenza delle precipitazioni sui versanti esposti e sui crinali.
I temporali di questo tipo, bloccati dalle montagne e alimentati da aria umida e calda marittima, si rigenerano, durano per molte ore e portano piogge intense per molte ore a talvolta per giorni, con accumuli complessivi molto ingenti.
Piogge intense, come già accennato, possono aversi in tutte le stagioni, ma i due periodi più propizi sono l’estate e l’autunno. Da maggio a settembre, in estate quindi, i temporali sono frequenti in tutto il paese essendo ovviamente favoriti dalle alte temperature i fenomeni di tipo convettivo. In autunno è invece particolarmente alto il rischio di fenomeni intensi nelle zone mediterranee. In autunno, infatti, cominciano a scendere di latitudine masse d’aria già piuttosto fredda, mentre il Mediterraneo è ancora caldo. L’elevato contrasto termico favorisce il sollevamento dell’aria calda e umida di origine mediterranea e mette a disposizione grandi quantità di vapore acqueo che condensa e precipita in pioggia soprattutto sui versanti investiti direttamente dai venti marini.
Ricordiamo ora alcuni eventi estremi accaduti in Francia dal 1900 ai giorni nostri, cominciando dall’alluvione del 29 settembre 1900 a Valleraugue (ai piedi di Mont Aigoual), dove caddero 950 mm in 10 ore. Gran parte della regione delle Cevennes registrò oltre 300 mm in 48 ore, tra le 6 del 28 e la stessa ora del 30 settembre.
Tra il 16 e il 20 settembre 1940, piogge persistenti e intense martellarono i Pirenei Orientali e l’Aude, con accumuli complessivi che in una vasta parte dei Pirenei Orientali superarono i 500 mm, fino ai 1930 mm in 5 giorni registrati a Saint-Laurent de Cerdas (di cui 1000 in sole 24 ore).
Tra il 20 e il 21 settembre 1980 un altro episodio alluvionale interessò le Cevennes, in questo caso soprattutto il settore più settentrionale, nelle Ardeche, verso i Monti del Vivarais. Gli accumuli più importanti furono i 627 mm in 30 ore di St.Etienne de Lugdares e i 350 mm in 8 ore di Mazan.
A Nimes, nel Gard, praticamente alle pendici delle prime propaggini delle Cevennes, caddero, tra il 2 e il 3 ottobre 1988, 420 mm di pioggia in 8h30′, con un “picco” di 220 mm in 3 ore. Questi dati si riferiscono a Mas de Ponge, sulle alture cittadine,
Tra il 21 e il 22 settembre 1992 intense piogge interessarono, sempre nell’area delle Cevennes e delle Prealpi, i dipartimenti di Ardeche, Gard, Herault, Drome e Vaucluse, con cumulati fino a 448 mm in 24 ore (il 21) a Caylar (Herault) e a 300 mm in 24 ore (il 22) a Entrechaux (Vaucluse). I 448 mm di Caylar sono tuttora record per il dipartimento Herault. Notevoli anche i 212 mm del 22 settembre a Carpentras, record della stazione. A Vaison-la-Romaine caddero “solo” 179 mm, ma vi furono ben 37 morti per la improvvisa tracimazione dell’Ouveze.
Il 26 settembre 1992 piogge intensissime colpirono le Corbieres e i Pirenei Orientali. Narbonne registrò una precipitazione record (tuttora imbattuto) di 290 mm, molte altre stazioni superarono i 250 mm e Cazours-les-Beziers arrivò a 312 mm.
Nella seconda parte tratteremo alcuni eventi estremi avvenuti in Francia tra il 1993 e il 2006.