La diga del bacino di Banqiao e la diga del bacino di Shimantan appartenevano a un sistema di 62 dighe situate in Cina, provincia di Henan, prefettura di Zhumadian, che crollarono catastroficamente o furono intenzionalmente fatte saltare nel 1975 in seguito alle grandi piogge associate al Tifone Nina. Il bilancio del crollo e delle conseguenti inondazioni fu di 171000 morti.
La diga di Banqiao fu costruita nei primi anni ’50 del XX secolo come parte di un grande progetto di più di 60 dighe per irregimentare il fiume Ru, per generare energia elettrica ma anche per poter meglio controllare eventuali eventi alluvionali, necessità questa evidenziata da alluvioni occorse nel bacino dello Huai (di cui il Ru è tributario) nel 1949 e 1950.
Al progetto prese parte il famoso ídrologo cinese Chen Xing, strenuo critico dell’ambiziosa e disinvolta politica idroelettrica del governo cinese. La diga era alta 118 metri e conteneva un bacino con capacità 492 milioni di m³, con una riserva di altri 375 milioni di m³ per contenere eventuali inondazioni. Chen Xing raccomandò la costruzione di 12 paratoie di sicurezza per permettere l’evacuazione del sovrappiù di acqua, ma ne furono realizzate solo 5 e Chen Xing, criticato per il suo conservatorismo, fu rimosso dall’incarico. Già subito dopo il completamento della diga apparvero fratture e fessure dovute a errori di costruzione. Furono riparate grazie a consultazione con ingegneri sovietici e il nuovo progetto, ridenominato la “diga di ferro”, fu considerato indistruttibile.
La diga era stata progettata per resistere ad eventi meteorologici con tempi di ritorno di 1000 anni e comportanti piogge fino a 306 mm al giorno. Nell’agosto del 1975 si verificò tuttavia un evento climatico eccezionale stimato avere un tempo di ritorno di 2000 anni e che le previsioni meteorologiche non previdero, ovvero le piogge torrenziali generatesi dallo scontro del super tifone Nina con un fronte freddo. In tre giorni, tra il 5 e il 7 agosto, caddero fino a oltre 1000 mm di pioggia in un’area in cui la precipitazioni annue medie sono di circa 800 mm, ma vi fu addirittura un picco di 1060 mm in 24 ore. I meteorologi cinesi avevano invece previsto precipitazioni non superiori ai 100 mm.
Una prima richiesta di aprire la diga il 6 agosto fu respinta. La richiesta del 7 agosto fu accettata ma l’ordine non riuscì ad arrivare alla diga poiché il telegrafo era già interrotto. L’8 agosto alle ore 0.30 la più piccola diga a monte di Shimantan, progettata per resistere a eventi con tempi di ritorno di 500 anni, cedette alla pressione di una massa d’acqua due volte superiore alla sua capacità normale e crollò. Solo 10 minuti prima l’unità 34450 dell’Esercito Popolare di Liberazione, dislocata sulla diga, aveva inviato richiesta all’aeronautica militare cinese di aprire la diga per mezzo di attacco aereo missilistico.
All’una del mattino, la cresta dell’onda raggiunse la diga di Banqiao che a sua volta crollò. La reazione a catena provocò la caduta di 62 dighe in totale, alcune delle quali furono deliberatamente fatte saltare con attacchi missilistici dell’aviazione militare cinese per prevenire il crollo di altre dighe più a valle e far defluire l’acqua più gradualmente e verso aree di diversione laterali. Le aree di diversione di Nihewa e Laowangpo presto arrivarono al limite della loro capacità e l’8 agosto tracimarono. Gli argini del fiume Quan collassarono il 9 agosto e l’intera contea di Linquan, presso Fuyang (provincia di Anhui), fu inondata. Quando la cresta dell’onda raggiunse la diga di Boshan di capacità 400 milioni di m³, attacchi aerei furono portati contro diverse altre dighe a valle per ridurre la pressione sul lago Suya, che stava già contenendo 1,2 miliardi di m³ di acqua, e proteggerne così la diga. La speranza di poter resistere su questa linea fu solo temporanea, e sia la diga di Boshan sia quella del lago Suya inevitabilmente divennero a loro volta bersagli degli attacchi aerei missilistici. Infine la situazione ritornò sotto controllo solo quando anche la diga di Bantai, che stava contenendo 5,7 miliardi di m³, venne bombardata.
Solo la caduta della diga di Banqiao provocò il rilascio di 700 milioni di tonnellate di acqua in 6 ore. Considerando tutto il sistema di dighe, in totale vennero rilasciati 78800 m³/s e 15,738 miliardi di tonnellate di acqua in tutto.
La risultante onda larga 10 km e alta fino a 7 metri, molto simile ad un’onda di tsunami, si riversò sulle pianure a valle ad una velocità di circa 50 km/h e spazzò un’area lunga 55 km e larga 15, creando 12000 kmq di laghi temporanei. Sette capoluoghi di contea, Suiping, Xiping, Ru’nan, Pingyu, Xincai, Luohe, Linquan, furono inondati completamente, così come migliaia di kmq di campagne e numerose comunità.
Dei 6000 abitanti del comune evacuato di Shahedian, situato immediatamente a valle della diga di Banqiao, ne morirono “solo” 827. Morì invece la metà dei 36000 abitanti del comune non evacuato di Wencheng della contea di Suipin. Il comune di Daowencheng fu completamente cancellato dalle mappe così come tutti i suoi 9600 abitanti.
La ferrovia Jingguang, l’arteria principale fra Pechino e Canton, fu completamente interrotta per 18 giorni così come tutte le altre linee di comunicazione. Oltre 40000 soldati dell’Esercito Popolare di Liberazione furono dispiegati sui luoghi del disastro, ma dopo 9 giorni milioni di persone erano ancora irraggiungibili ai soccorsi e intrappolate dall’acqua in isole emergenti su una sterminata palude dove galleggiavano carcasse in putrefazione di bestiame e uomini. L’unico modo di mantenerli in vita fu paracadutando viveri e medicine. Epidemie, che inevitabilmente si svilupparono per le pessime condizioni igieniche, e carestie decimarono ulteriormente i sopravvissuti intrappolati.
Il bilancio secondo il dipartimento idrologico della provincia di Henan, declassificato da segreto di stato solo 30 anni dopo, nel 2005, è di 26000 morti a causa dell’inondazione e di altri 145000 morti nei giorni seguenti per epidemie e carestie, vi sono però stime che indicano in 230000 le vittime complessive del disastro. Alle perdite umane si affiancarono enormi danni materiali, con il crollo di milioni di edifici e una valutazione complessiva dei danni pari a 513 milioni di dollari. 11 milioni furono gli sfollati.
Molte delle dighe furono ricostruite, incluse quelle di Banqiao (nel 1993) e di Shimantan (nel 1996). Nel 2005, il tifone Haitang interessò la Cina seguendo una traiettoria simile a quella di Nina nel 1975, caddero piogge molto abbondanti nell’area di Zhumadian ma i danni furono minimi.