Le analogie sono a dir poco preoccupanti: le date, la configurazione barica, le aree coinvolte. Era il 1994, anche all’epoca i primi di Novembre. In questi stessi giorni l’Italia tutta era alle prese con una coriacea figura anticiclonica che teneva a bada le perturbazioni Atlantiche. I massimi erano ubicati in vicinanza della Scandinavia, un po’ come ora.
Il 3 Novembre una profonda saccatura ciclonica, mossa da un minimo pressorio a ridosso dell’Irlanda, cominciò ad interessare i Paesi dell’Europa occidentale e un flusso caldo-umido – sostenuto dallo Scirocco – si diresse in direzione del Nordovest. Era il cenno inequivocabile del peggioramento. Peggioramento che quello stesso giorno portò le prime piogge in Liguria e che nelle giornate successive divennre memorabile scaricando al suolo una quantità di pioggia così grande da causare lo straripamento del Po’ e del Tanaro (oltre ad altri tra i loro maggiori affluenti).
Secondo i dati disponibili, tra il 4 e il 6 Novembre caddero su alcune località oltre 500 mm di pioggia e la giornata peggiore fu quella del 5. Ecco alcuni riferimenti pluviometrici registrati dalle stazioni ufficiali dell’Aeronautica Militare: 72,9 mm di Torino Caselle, 109 mm di Mondovì (Cuneo), 94 mm di Bric della Croce (Torino).
Le piogge caddero per gran parte della settimana tra il 2 e il 7 Novembre. Ecco gli accumuli più significativi: Varallo Sesia (VC): 535,4 mm, Oropa (BI): 642,8 mm (538,8 mm nei due giorni 4 e 5 Novembre), Lillaz (AO): 330,6 mm, Agliè (TO): 533,4 mm, Ceres (TO): 680,6 mm (580,8 mm nei due giorni 4 e 5 Novembre), Funghera (TO): 695 mm (455,6 mm nella sola giornata del 05 Novembre), Rodello (CN): 339,4 mm e Millesimo (SV): 331,0 mm.
L’alluvione fece crescere la portata del Tanaro a livelli record, mai raggiunti nel secolo precedente. Ecco i valori più significativi:
– all’idrometro di Farigliano (CN) il fiume non raggiunse per pochissimo i 9 metri (ben 3 metri oltre il precedente livello record) con un portata definita di colmo di 3.400 m3/s.;
– su Alba, Asti e Alessandria l’intensità della piena arrivò tra i 4.000 e 4.200 m³/s;
– all’idrometro di Montecastello, pochi km prima della confluenza col Po, raggiunse quasi 5.000 m³/s con 8,50 m di altezza;
L’alluvione fu devastante tra il comune di Ceva (CN) e la confluenza con la Stura di Demonte presso Cherasco (CN), ove qualsiasi struttura civile venne demolita senza batter ciglio e la fisionomia del territorio risultò modificata in modo permanente.
I danni maggiori si ebbero su Ceva, Alba, Asti e Alessandria. Su quest’ultima venne inondata quasi la metà della città e le vittime furono 14.
Anche il Torrente Belbo tracimò, devastando i centri abitati ubicati nell’omonima valle. La portata raggiunse i valori record di 1.330 m3/s nel comune di Santo Stefano Belbo. I danni maggiori si ebbero presso Rocchetta Belbo (CN), Cossano Belbo (CN), Santo Stefano Belbo (CN), Canelli (AT) (ove peraltro vi furono 3 decessi) e Incisa Scapaccino (AT).