…Che inverno strano quello a cavallo tra il 1984 ed il 1985…destinato alla siccità ed al freddo pungente senza soluzione di continuità.
Dicembre 1984 era cominciato con una persistenza del dominio Anticiclonico sull’Ovest Europeo e sul nostro Bel Paese. Il Natale era trascorso all’insegna del bel tempo e del tepore: pareva di essere a Ottobre anziché in Dicembre. Una calda cella di Alta Pressione di origine Atlantica si era impadronita dell’Ovest del nostro Continente, spingendosi fin sulla Scandinavia ove, con forti scambi meridiani portava aria mite fin sulla Lapponia. Una depressione si andava formando sui Balcani, richiamando aria fredda dalla Russia, ove un tenace Anticiclone con pressione elevatissima, attorno ai 1050 hPa, stazionava imperterrito da settimane. Le stazioni sciistiche alpine erano in fibrillazione per la scarsità di neve. All’epoca l’innevamento artificiale era agli albori, freddo o non freddo, tutto era in mano al Divino, si era in balìa degli eventi atmosferici e, se Lassù nessuno si impietosiva, c’era ben poco da fare… la stagione dello sci rimaneva inesorabilmente ferma!
Natale ci fece pensare alle gite ai laghi o al mare, le montagne spoglie e brulle certamente non attiravano sguardi o turisti… tutto pareva compromesso.
Gli operatori delle stazioni sciistiche parlavano di imminente disastro economico.
Si sa, per avere un innevamento ottimale, occorre che si formi il cosiddetto “fondo”, uno strato di neve precoce che aderisce con l’erba gelata e che accoglierà le abbondanti nevicate di fine inverno ed inizio primavera. Quell’anno il “fondo” tardava a formarsi.
Passato il Natale, l’Anticiclone delle Azzorre si isolò ad Ovest del Continente Europeo, andando ad invadere l’Islanda e la Scandinavia, per poi unirsi al forte e robusto Anticiclone continentale freddo, che da settimane stanziava su tutto l’Est del nostro Continente. Le Prime avvisaglie di quel felice matrimonio si cominciarono ad avvertire già prima del capodanno, ma fu soltanto dalla notte di San Silvestro che le temperature iniziarono a scendere in picchiata su tutto il nostro paese, a causa del sopraggiungere di intense e fredde correnti da Est.
Il 6 di Gennaio su tutto il Nord Italia, a 850 hpa si instaurò una isoterma di -15°, l’isoterma di -10° abbracciava la Toscana e l’Umbria, mentre una insolita isoterma di -5° sovrastava Napoli. Intense correnti da Est, al suolo ed in quota, spingevano masse d’aria fredda dai Balcani verso l’Ovest del nostro Continente.
Tarvisio fu la prima località italiana a segnare i primi record di freddo, le località montane del Veneto e del Trentino seguirono a ruota. Fu la volta poi delle località montane di Lombardia, Piemonte, Appennino Tosco-Romagnolo, Pianura Padana e di tutto il versante Adriatico dell’Appennino.
In brevissimo tempo, una tenace massa di aria fredda di origine continentale, si era impossessata di tutto il Nord ed il Centro Italia, ma persino il Sud Italia ed il Tirreno ebbero il loro contentino con un insolito freddo e abbondanti nevicate anche a bassa quota.
Gennaio si divertiva a regalare nuovi record di freddo ad ogni giorno che passava. Le località Padane, così come quelle di alta montagna, erano costantemente sotto lo zero pur nonostante il cielo si presentasse sgombro da nuvole. I telegiornali ogni giorno davano notizia di record del freddo. Superati i -25° sulle Alpi Carniche e Giulie… superati i -15° in Pianura Padana. Il Nord Italia batteva i denti ed invidiava il Sud Italia interessato da abbondanti nevicate… Ma il bello era ancora di là da venire…
La notte tra il 7 e l’8 gennaio 1985 entrò negli annali. Molte località del Nord Italia toccarono e superarono i -20°C. Una isoterma di -25°C a 850 hpa sovrastava il cuore della Francia, mentre fredde ed umide correnti da Est, Sud Est presero lentamente a risalire la penisola italiana.
Persino la mite stazione meteorologica di Oropa segnò un notevole -15.8°C.
All’epoca ero poco più che ventenne. Come tutti i giovani, trascorrevo le serate in piazza, a chiacchierare con gli amici. Freddo o non freddo, imbacuccati come degli omini “Michelin”, sfidavamo le basse temperature rimanendo all’aria aperta.
Quelle notti si presentavano limpide e terse, come mai ci era capitato di vedere prima di all’ora. Stavamo tutta la notte a guardare in cielo le stelle, la via lattea o a guardare dalle alture del Biellese verso la pianura Padana cercando di individuare in piena notte le luci delle città, particolarmente brillanti.
Con l’irresponsabilità dei giovani, correvamo da una frazione all’altra del paese ad individuare tubi dell’acquedotto scoppiati per il troppo freddo, divertendoci a pattinare sui tappeti di ghiaccio che ricoprivano le strade inondate dalle acque dei tubi impazziti.
Neppure un piccolo termometro appeso ad un muro, che segnava, con grande approssimazione -25°C fermava il nostro entusiasmo e la nostra voglia di esplorazione!
Il giorno seguente fu un giorno di gran lavoro e di lavoro fuori orario per idraulici ed uffici tecnici comunali. Ovunque si segnalavano tubi rotti… le bottiglie d’acqua e di vino scoppiavano nelle cantine, le acacie, alberi poco avvezzi al gelo, che ormai avevano invaso infestandoli i boschi di castagno, si spaccavano e cadevano nel cuore della notte. Gli acquedotti comunali non riuscivano più a garantire la fornitura di acqua potabile, poiché tutte le acque reflue erano gelate, ferme ed immobili. In tutto il Biellese non si riusciva a vedere un corso d’acqua in cui scorresse un solo filo d’acqua libera dal ghiaccio.
Un giornale locale intervistò il reggente dell’Osservatorio Meteo sismico di Oropa, chiedendo delucidazioni, questi rispose che una campana di aria fredda, presente a tutte le quote, si era formata sul Nord Italia, impedendo alle mitigatrici correnti occidentali di sopraggiungere e di riscaldare l’atmosfera.
La situazione rimase immutata per tutta la prima parte del mese, sebbene i bassi valori registrati quella notte, cominciarono a salire leggerissimamente col passare dei giorni a causa della risalita di umide e fredde correnti da Sud Est.
Domenica 13 Gennaio, “Che tempo fa” annuncia la svolta.
I più sono scettici… Il freddo è ancora pungente, sul Nord Italia non si vede una nuvola all’orizzonte, con il solito scherno riservato alla più seguita ma più criticata trasmissione della radio televisione Italiana, ci si fa beffe dell’annuncio dell’arrivo di abbondanti nevicate. Nessuno si preoccupa di preparare i mezzi spala neve e tanto meno di ingaggiare squadre di spalatori.
Lunedì 14 Gennaio, puntualissimo alle 19:50, un giovane Guido Caroselli annuncia l’arrivo di abbondantissime nevicate su tutto il Nord Italia a partire dalle prime ore della notte… non contento, parla di nuvole a fortissimo sviluppo verticale, dice che l’aria fredda presente al suolo ed in quota, rimescolandosi con l’aria più mite in arrivo da Sud e da Sud Est, provocherà imponenti cumuli alti anche decine di chilometri, che daranno origine a spettacolari nevicate.
Guardo fuori dalla finestra e vedo un cielo ancora completamente sereno. Verso sud una luna quasi piena illumina il paese. Corro a chiamare mia sorella per farle notare uno stranissimo alone bianco, che circonda la luna con due cerchi adiacenti, uno più prossimo alla luna ed uno molto più distante… mia sorella mi domanda come sia possibile che quella notte si possano verificare abbondanti nevicate con un simile cielo… ma la cartina delle isobare è inequivocabile…. Una possente perturbazione si sta formando sull’arco alpino.
Alle 8 del mattino di martedì 15 Gennaio, al lavoro, tutti si fanno beffe della previsione sbagliata. Il cielo è si nuvoloso, ma a detta di tutti fa troppo freddo per nevicare. La temperatura è di 8° sotto lo zero, c’è un lieve vento da Est ed il cielo è di un grigio quasi bianco. Decido di fare il paladino di Caroselli e dico: “ride bene chi ride ultimo!”.
Attorno alle 11 del mattino, il mio pensiero torna alla previsione della neve, mi prendo una brevissima pausa per il caffè, apro una finestra, oscurata, dei bagni, da cui traspare un abbagliante chiarore e… sorpresa… al suolo ci sono almeno 20 cm di neve!!!
A mezzogiorno al suolo ci sono almeno 30 cm di neve soffice e farinosa. Fiocchi di neve grossi come noci e fitti al punto da impedire la vista oltre i 10 metri, cadono per tutto il pomeriggio, la sera e la notte a venire, al suolo c’è un lieve chiarore, ma il cielo è nero e plumbeo come durante un temporale estivo.
La mia automobile è quasi sommersa dalla neve. Monto le cantene da neve e pian piano mi dirigo verso casa… Un’ora abbondante per percorrere 4 chilometri!!!
Lungo la strada l’auto funge da spala neve; il percorso è una continua “gimkana” tra automobili in panne. Nonostante il manto nevoso al suolo sia abbondantissimo, non si vede transitare un solo mezzo spala neve. Tutti, guarda caso, sono stati colti di sorpresa… il buon Caroselli!!!
Giunto a casa, mia sorella mi dà notizia che il capo ha telefonato, avvisando di non andare al lavoro quel pomeriggio poiché dal mezzogiorno Trivero è in black-out elettrico.
A casa trovo un freddo innaturale. Il black-out ha impedito l’accensione del riscaldamento. Poco male penso… indosserò un maglione in più e mi divertirò a fare sci di fondo per le strade del paese. A sera ceniamo al lume di candela. L’intensità della nevicata non accenna a diminuire, la temperatura non è mai salita sopra i 5° sotto lo zero. La condensazione del vapore acqueo crea giochi di cristalli di ghiaccio sui vetri dentro casa, per guardare fuori dalla finestra, siamo costretti a grattare il ghiaccio con il raschino dell’automobile. A sera inoltrata non riusciamo a trovare il coraggio di metterci a letto. In casa ci sono +10°C. Il freddo si va facendo insopportabile. Alle 21 il termometro in sala da pranzo segna +8°C. Cerchiamo di riscaldarci con il vapore acqueo di un pentolone d’acqua mantenuto costantemente a bollore sul fornello a gas, ma i risultati non si fanno sentire. Decidiamo di trascorrere la notte sulle sedie a sdraio sistemate nel bagno, dove abbiamo uno scalda acqua a legna.
Ci svegliamo al mattino sotto uno strato di neve approssimativamente attorno ai 60 cm. In sala da pranzo il termometro segna +5°C, fuori casa nevica ancora abbondantemente con 7° sotto lo zero. Solo nella tarda mattinata vediamo passare il primo mezzo spala neve, ma lo strato di neve sulle strade è così abbondante che, anziché liberarle, appiattisce la neve, trasformando le stesse in una lunghissima pista da sci.
Lavoriamo per buona parte della mattinata, cercando di liberare il cortile e gli accessi alla strada dalla neve, poi prendiamo gli sci da fondo e ci dirigiamo in paese in cerca di pane, candele o pile… ma con nostra grande sorpresa scopriamo che, a causa del generale black-out non è stato possibile panificare. Candele e pile sono già ovunque esaurite. Quasi miracolosamente, e con larghissimo ritardo, quella mattina sono arrivati in paese i quotidiani. Apprendiamo così che l’abbondante nevicata sta interessando tutto il Piemonte, la Lombardia, la Liguria fin quasi sulla costa, l’alta Toscana e l’Emilia.
Ecco cosa scrive la mattina del 16 Gennaio 1985 La Stampa di Torino:
“TRIVERO RISCHIA L’ISOLAMENTO, dall’alba di ieri sono caduti sulla zona 80 cm di neve – Bloccate tutte le strade – Altri fatti: paurosi ingorghi a Biella sulla strada Trossi – Manca l’acqua in parecchi comuni – Gaglianico: saltano le tubature dell’acquedotto – Incendio in una filatura di Sandigliano” … “Gravi disagi in tutto il Biellese per le abbondanti nevicate. Il problema principale, sin dalle prime ore del mattino, ha riguardato la viabilità. I mezzi spartineve della provincia, sulle arterie più importanti, erano in funzione dalle 7, ma non facevano in tempo a sgombrare la neve che già sull’asfalto si riformava una coltre di diversi centimetri… A Trivero e in Valsessera la situazione era di preallarme. I mezzi antineve dei comuni non ce la facevano a tenere sgombri i 50 km di strade comunali e c’era il fondato timore che se continuava a cadere la neve, il paese potesse restare isolato….” Le frazioni alte di Trivero, così come Bielmonte rimasero isolati per 3 giorni…
“In Valsesia nevicate da primato”… “Nevicata storica sulla Bassa Valsesia: da almeno trent’anni a Borgosesia, Grignasco, Serravalle, Quarona, Valduggia e Varallo non si registrava una precipitazione di simili proporzioni. A Borgosesia, ieri mattina, dopo oltre 24 ore dall’inizio della nevicata, si era formata una coltre dello spessore di 70 cm di neve che ha letteralmente paralizzato la città”… “Il comune di Biella, di fronte alle prevedibili precipitazioni annunciate da diversi giorni dalle stazioni meteorologiche (inclusa la vicinissima Oropa) non è stato in grado di predisporre un adeguato servizio di pronto intervento, per effettuare una sia pur minima, ma indispensabile pulizia, almeno nelle principali strade della città – fanno rilevare le organizzazioni sindacali, sottolineando poi il rischio che ne deriva dall’incolumità dei cittadini”.
Giovedì 17 Gennaio 1985 nel pomeriggio, con una temperatura di -1°C finalmente cessa l’abbondante nevicata.
A Trivero si misurano 80 cm di neve a fondovalle, 100-120 cm alle frazioni di Bulliana-Barbato-Roveglio-Zegna.
A Biella, in città si misurano 60 cm di neve. 60-70 cm tra Serravalle Sesia e Varallo Sesia. 70-80 cm in Valle Cervo. 40 cm in città a Vercelli e Novara. 50 cm persino sulle sponde del lago d’Orta. 30 cm in alta Valsesia. 150 cm a Bielmonte.
Abbondanti nevicate si segnalano anche nel resto del Piemonte, Lombardia, Liguria e regioni adiacenti.
L’energia elettrica ritornò a Trivero soltanto nel pomeriggio di Venerdì 18 Gennaio.
Dal piacere di una abbondante nevicata si passò ai profondi disagi di una zona ad alta densità popolosa, costretta per ben 4 giorni a far bollire la neve per ricavarne acqua potabile; costretta al freddo ed al gelo a causa degli innumerevoli crolli di acacie appesantite e spezzate dal peso della neve, lungo tutta la rete elettrica Biellese, lasciata all’incuria e all’abbandono; costretti a 4 giorni senza pane e riscaldamento, senza benzina e senza lavoro.
Le aziende tessili del Triverese riaprirono soltanto lunedì 21 Gennaio, tra disagi e peripezie degli operai che, con enormi difficoltà furono chiamati a mettersi sulle strade per raggiungere il proprio posto di lavoro.
L’ultima abbondantissima nevicata sulla zona si verificò nel gennaio 1954.
Agli inizi del ‘900 e negli anni a cavallo tra le due guerre, i Biellesi erano avvezzi a simili eventi. Le cronache storiche ci parlano di abbondantissime nevicate, la più rocambolesca delle quali costò la vita all’eretico Frà Dolcino, Margherita ed ai suoi Apostolici, che, rifugiatisi sulle alture di Trivero a 1400 metri sul Monte Zubello o Rebello, ora detto Rubello o San Bernardo (dal nome del santuario eretto a ricordo del sacrificio di migliaia di vite umane), venne stanato e costretto a scendere a valle a causa di una abbondantissima nevicata che sommerse letteralmente le montagne Biellesi. Era il lontano 1307. Sono passati seicento anni, ma i Biellesi non hanno ancora perso l’abitudine di farsi trovare impreparati di fronte ad una abbondante nevicata!!!