Si sta chiudendo una prima decade di dicembre nella quale gli unici spifferi d’aria fredda con caratteristiche squisitamente invernali hanno timidamente investito l’Arco Alpino. Le nevicate sono cadute anche abbondanti sul comparto elvetico e francese, a cavallo della fase centrale della settimana, sconfinando anche sulle vallate più settentrionali italiane, specie lungo le zone valdostane e sull’Alto Adige. Il livello delle nevicate si è spinto temporaneamente fino attorno ai 700-800 metri, nulla d’eccezionale per il periodo ma comunque degno di nota in questa congiuntura stagionale che non ne vuole sapere di dar spazio all’inverno.
L’anomalia dell’autunno è stata clamorosa e proprio le Alpi sono quelle che più hanno risentito del caldo anomalo e del persistente anticiclone, con conseguente penuria di neve anche a quote elevate. Ora la situazione sembra timidamente cambiare, anche se attraverso una prevalente circolazione zonale atlantica nella quale si inserisce solo qualche fugace sbuffo d’aria fredda. Ad inizio settimana, in concomitanza del passaggio di un nuovo “cavo d’onda” perturbato, si addosserà all’Arco Alpino una massa d’aria un po’ più fredda al seguito del fronte, con qualche spruzzata di bianco che potrebbe localmente spingersi fino attorno agli 800-1000 metri d’altezza.