Tutto ciò verrà reso possibile grazie ad un studio dell’Università dell’Illinois che mostra come usare i satelliti esistenti per un attento monitoraggio di ogni singola tempesta
“Si tratta di informazioni estremamente importanti nell’aiutare gli abitanti delle zone costiere a corre ai ripari. E non solo negli Stati Uniti, anche a livello mondiale”, sostiene il professore di scienze atmosferiche Stephen Nesbitt. I risultati della ricerca sono stati pubblicati nella rivista Geophysical Research Letters.
I meteorologi hanno effettuato grandi progressi nelle tecnologie di previsione nel tracciamento del percorso potenziale delle tempeste tropicali e degli uragani, ma hanno avuto poco successo nel predirne l’intensità. Uno dei maggiori problemi della comunità di meteorologica è capire quando avviene una rapida intensificazione delle tempeste, trasformandosi improvvisamente in uragani o cicloni.
“Per rapida intensificazione si intende la trasformazione, in meno di 24 ore, di una tempesta in ciclone o uragano di categoria 2 o 3 “, dice Harnos, co-autore della ricerca. “E’ ovvio che se non si è in grado di predire l’intensificazione, non si possono mettere in atto i sistemi preventivi e gli abitanti di una determinata area non hanno il tempo sufficiente per prepararsi ad affrontare fenomeni di tal potenza”.
Ad esempio, l’uragano Charlie, che ha colpito il sud della Florida nel 2004, era inizialmente previsto quale tempesta di categoria 1. Tuttavia, quando si è abbattuto sulla costa meno di 24 ore più tardi, aveva raggiunto la categoria 4 e causò gravi danni. La rapida intensificazione è così difficile da prevedere perché è determinata da processi che avvengono all’interno del sistema temporalesco. Le immagini satellitari più comunemente utilizzate per la meteorologia osservano le tempeste esclusivamente dall’alto, fornendo un minimo di comprensione di cosa sta accadendo all’interno del sistema.
Harnos e Nesbitt hanno concentrato il loro studio sulle immagini satellitari a microonde passive. Tali satelliti sono usati comunemente per la stima delle precipitazioni, delle temperature di superficie e altri dati. I ricercatori dell’Illinois sono stati i primi ad usarle sistematicamente per osservare la struttura e le variazioni di intensità degli uragani.
“Ciò che le rende ideali per lo studio che stiamo conducendo è che sono in grado di percepire la quantità di ghiaccio all’interno delle nubi. Un elemento che ci fornisce la forza della convezione o il ribaltamento dell’atmosfera entro l’uragano”, sostiene Nesbitt.”E ‘un po’ come cercare di diagnosticare la rottura di un osso con l’utilizzo dei raggi X.”
I ricercatori hanno analizzato i dati satellitari relativi al periodo 1987-2008 per vedere come si comportavano gli uragani nelle 24 ore prima. Hanno scoperto che le tempeste formavano un anello simmetrico di temporali attorno al centro del sistema circa sei ore prima che iniziasse l’intensificazione. A seguito del rafforzamento, sino alla trasformazione in uragano, i temporali divenivano più profondi e l’anello è diventato ancora più ben definito.
“Ora abbiamo uno strumento di osservazione che può consentire ai previsori di lanciare l’allarme quando appare l’anello convettivo. Se accade vuol dire che c’è un’alta probabilità che la tempesta possa registrare una rapida intensificazione”, dice Nesbitt. “E’ davvero la prima volta che si può far tutto ciò in tempo reale, piuttosto che affidarsi soltanto ai modelli statistici o alle semplici previsioni”.
Poiché l’orbita dei satelliti utilizzati è di ogni tre-sei ore, i meteorologi possono utilizzarli per monitorare le tempeste tropicali e formulare previsioni anche 30 ore prima che colpisca con la forza massima. Il passo successivo sarà quello di accrescere ulteriormente la capacità di previsione tramite la modellizzazione delle dinamiche interne delle tempeste, in modo da scoprire ciò che guida il processo di intensificazione.
“Il satellite dà su come un’istantanea di ciò che sta accadendo sul momento”, conclude Harnos. “Sappiamo che cosa sta succedendo, ma non cos’è che sta determinando i cambiamenti. Quello su cui stiamo lavorando adesso è la modellazione al computer di uragani e tempeste – sia reali sia ideali – per osservare in modo dinamico e strutturale ciò che sta accadendo e quali cambiamenti si stanno verificando all’interno del sistema.”