Secondo la ricercatrice Michaela Hegglin, che segue un post-doc nel Dipartimento di Fisica nell’Università di Toronto, i cambiamenti climatici sono un dato di fatto, ma solo ora gli scienziati iniziano ad analizzarne le manifestazioni regionali. Per questo motivo ha portato avanti uno studio col fisico Theodore Shepherd, i cui risultati sono stati pubblicati alcuni giorni fa sulla rivista scientifica “Nature Geoscience”.
Utilizzando un sofisticato modello computazionale, i due ricercatori hanno determinato che i cambiamenti climatici del ventunesimo secolo altereranno la circolazione atmosferica, aumentando il flusso di ozono dagli strati più alti dell’atmosfera verso il basso e modificando quindi la distribuzione di ozono nell’atmosfera superiore. Questo fatto provocherà una variazione nella quantità di radiazione UV che la superficie della Terra riceve, con drammatici mutamenti in alcune regioni. Si potrà avere per esempio un aumento anche del 20% della radiazione ultravioletta nelle alte latitudini dell’emisfero meridionale durante la primavera e l’estate, mentre sarà possibile un decremento di circa il 9% della radiazione alle alte latitudini dell’emisfero settentrionale, per la fine del secolo.
Mentre l’incremento dei raggi UV è stato maggiormente studiato a causa del problema dell’esaurimento dell’ozono, la diminuzione è ancora in fase di studio, ma si è già ipotizzato che potrebbe avere effetti molto avversi; potrebbe danneggiare, per esempio, la produzione di vitamina D, molto importante per diverse funzioni vitali, negli individui che abitano le regioni con una limitata illuminazione solare, quindi in particolare nelle regioni a Nord, con alte latitudini, come Siberia, Scandinavia e Canada del Nord.
Ricordiamo che lo strato d’ozono nell’atmosfera terrestre contiene alte concentrazioni di ozono (O3) tanto da riuscire ad assorbire più del 90% dei raggi UV, in particolare gli UV-B, noti per essere potenzialmente dannosi.
Shepherd sottolinea infatti che la salute degli esseri umani e degli ecosistemi dipende molto dalla qualità dell’aria e dai raggi UV. Ad oggi sono state fatte numerose ricerche sull’influenza della qualità dell’aria sui cambiamenti climatici, ma lo studio che sta portando avanti dimostra che in futuro si dovranno includere anche gli effetti dei cambiamenti nell’ozono stratosferico. Altre ricerche si sono orientate sull’impatto che l’esaurimento dell’ozono avrebbe potuto provocare sulla radiazione UV e sulla salute degli esseri umani e degli ecosistemi, ma è stata trascurato il fatto che quel cambiamento climatico potrebbe colpire anche la radiazione UV.
Questo aspetto va quindi a sommarsi all’elenco dei potenziali impatti sul cambiamento climatico e risulta essere di enorme importanza per le regioni che, alle alte latitudini Nord, ne saranno maggiormente colpite.
La ricerca è stata finanziata dal Canadian Foundation for Climate and Atmospheric Sciences all’interno del progetto C-SPARC, nato da una collaborazione tra l’ Environment Canada e diverse università canadesi.