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Un riscaldamento molto discusso ma poco globale

di Stefano Di Battista
26 Ago 2008 - 11:51
in Senza categoria
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Andamento delle temperature alla base inglese Halley, nella regione del Mare di Weddell: la linea di tendenza (in nero) mette in evidenza un raffreddamento di circa -0,7 °C (elaborazione grafica dell'autore per Meteogiornale; clickare per ingrandire).
Non amo scrivere in prima persona, ma siccome nell’ultima puntata di Matrix (Canale 5, 20 agosto) Stefano Caserini s’è fatto beffe di questo sito, non trovo altro modo per replicare. L’uscita di Caserini (autore del volume A qualcuno piace caldo, dove si fa paladino della teoria del riscaldamento globale) è stata innescata, durante il dibattito in studio, da un’osservazione del giornalista Riccardo Cascioli (a sua volta coautore del libro Che tempo farà. Falsi allarmismi e menzogne sul clima), il quale ha fatto notare come l’estensione dei ghiacciai antartici abbia raggiunto valori record e che tale fatto è documentato dal Meteogiornale. Caserini ha schifato la notazione, finché Mario Giuliacci (volto televisivo delle previsioni meteorologiche, anch’egli ospite del dibattito), nel confermarla, ha spiegato che i dati stanno pure sul sito della NOAA.

Quel che mi preme sottolineare, in primo luogo, è che in Italia sono tanti i siti dedicati a clima e meteorologia, e in parecchi si possono leggere contributi scientifici di ottimo livello; nessuno, tuttavia, può vantare la completezza e, soprattutto, la continuità di informazione di Meteogiornale. Dico questo anche se non mi occupo di copertura glaciale dei mari artici e antartici: c’è chi lo fa meglio e con più cognizione di causa. Ma, per quanto attiene il clima e la meteorologia antartica, ne scrivo da anni (alcuni miei precedenti contributi sono andati persi quando Meteogiornale, nel 2003 credo, cambiò server), e tali articoli sono spesso copiati da altri siti: in qualche caso con citazione dell’autore e della fonte, in altri casi scippati tout court. Sono anche stato oggetto di corteggiamento da parte di qualche sito, che mi ha chiesto di lasciare Meteogiornale per occuparmi di Antartide altrove, garantendomi visibilità. Oltre a ciò, aggiungo che di mestiere faccio il giornalista da più di vent’anni, quindi qualche rudimento legato alla divulgazione della notizia giocoforza l’ho appreso.

Tutto ciò per dire, in seconda battuta, che il dibattito visto a Matrix (molto ben orchestrato, con schede di approfondimento esaustive e un Enrico Mentana di grandissime doti) ha messo in luce come le idee di Caserini sull’Antartide siano poche e molto confuse. Non è il solo, va detto, poiché la climatologia dell’Antartide è argomento a cui, se non ti dedichi a tempo pieno, non puoi tener dietro. I miei 300 articoli son lì da leggere e giudicare, ma quel che posso testimoniare è che si fondano su un database fatto di migliaia di numeri; ogni sera occorre circa un’ora per scaricare i dati sinottici delle basi permanenti e delle stazioni automatiche di cui vien data notizia; e poi ci sono i contatti coi centri di ricerca internazionali, a cui mi appoggio per avere conforto quando un’interpretazione mi pare azzardata, e le migliaia di euro spesi per dotarmi d’una biblioteca specialistica all’altezza (deploro di non conoscere il russo, poiché molti contributi scientifici in quella lingua mi sono preclusi).

Ora, se si parla di riscaldamento globale agitando lo spettro dello scioglimento delle calotte polari, e si vuol passare per esperti, come si sforza di far credere Caserini, non si può ignorare quel che avviene in una porzione di mondo vasta circa 30 milioni di chilometri quadrati, quanti sono quelli del continente sommati alla banchisa che lo circonda nel periodo della massima estensione (settembre). Se si vuol parlare di cambiamento climatico, si dovrebbe dimostrare come mai certe regioni (e per regioni, in Antartide s’intendono territori vasti almeno cinque volte l’Italia) siano in netta controtendenza, e riflettere se sia poi davvero tanto globale questo supposto riscaldamento planetario. Perché, se fosse vera la teoria per cui il riscaldamento produrrà lo scioglimento delle calotte polari, quella antartica vi contribuirebbe per il 90%. Cosa sa davvero un Caserini, mi domando perciò, così preoccupato di omologarsi al credo dell’IPCC e dell’Unione Europea, di quel che avviene in Antartide, se ignora il trend che ne caratterizza l’estensione della banchisa e per schermirsi deride coloro che, sul Meteogiornale (ripeto, non sono io a occuparmi dell’argomento), ogni mese danno conto, con grafici e carte tematiche, del suo evolvere? Quello antartico è un sistema climatico così complesso che si fatica a comprenderne i meccanismi: figuriamoci poterne estrapolare la tendenza per i decenni a venire! Eppure, quelli come Caserini, che vogliono farci credere che il tempo dell’apocalisse sia ormai scaduto, son lì a pontificare di quando il mare si ingoierà Venezia e la Riviera Romagnola: come se coloro che ci abitano, poveri fessi, dovessero farsi spettatori impotenti, con l’acqua che gli entra in casa e, pian piano, gli sommerge pure le coperte.

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