No, non è una previsione. Il pezzo in questione vuol essere una semplice riflessione, o forse un bilancio, su quel che è stato e che sarà (o che potrebbe essere). Del mese di dicembre rimarranno impresse, nella nostra mente, le infinite giornate anticicloniche. Ricorderemo il clima mite, le nebbie, l’assenza di pioggia. Scorderemo le gelate notturne e il freddo da inversione, serviti a lenire quella che altrimenti sarebbe diventata un’anomalia climatica eccezionale.
Poi è venuto gennaio. Sono passate tre settimane e il bilancio parla chiaro: clima mite, addirittura caldo, nelle prime due. Poi un po’ di freddo Artico. Freddo che permane tuttora ma che rischia d’essere scalzato dall’ennesima, estenuante, rimonta altopressoria. Se non fosse per le alte temperature pregresse, non ci si stupirebbe della “secchezza” mensile. Dopotutto, statistiche alla mano, il mese di gennaio è ben noto per le cosiddette “secche”: lunghi periodi anticiclonici e carenza di precipitazioni.
La domanda è: si può guardare a febbraio con fiducia? Beh, diciamo che febbraio è da sempre il mese invernale per antonomasia. Vuoi perché l’atmosfera inizia ad orientarsi verso la dinamicità tipicamente primaverile, vuoi perché il quadro emisferico può subire ribaltoni clamorosi.
Non è infrequente, spulciando tra gli archivi meteorologici, scorrere stagioni dall’andamento non dissimile dall’attuale: mesi di dicembre e gennaio poco o nulla invernali, mesi di febbraio freddi e ricchi di nevicate. Lasciamo stare le annate storiche (inutile tirare in ballo il ’56, era un’altra epoca). Basterebbe tornare indietro di 4 anni e ricordarsi quel che accadde nel febbraio del 2012.
No, non è una previsione. Lo ripetiamo. Vorremmo semplicemente confortare tutti coloro i quali, presi dallo sconforto per l’andamento stagionale sin qui registrato, stanno già dando l’inverno per spacciato. Qualcuno dice “calma e gesso”: il bilancio conclusivo lo faremo a fine marzo.