Il qui presente articolo altro non vuol essere se non l’esposizione di un pensiero, assolutamente personale, su quel che sta avvenendo a livello meteo-climatico in Italia. Il pezzo era in cantiere da alcuni giorni, ma per la realizzazione si è scelto di attendere la conclusione del maltempo e dei conseguenti disastri “annunciati”. Ragionare a mente fredda evita che ci si faccia prendere la mano, che la passione domini sul raziocinio, che certe riflessioni abbiamo solide fondamenta e che alcune parole abbiano il giusto peso.
La premessa è d’obbligo e ci scuserete. Un obbligo che dovevamo espletare perché negli 2-3 giorni, in rete e sui mass media, s’è scritto e detto di tutto. C’è chi ritiene, probabilmente a ragion veduta, i cambiamenti climatici globali responsabili dell’estremizzazione climatica mediterranea. Ma come si fa a dire che le previsioni, o meglio, tutte le previsioni non sono state corrette? Come si fa a sostenere l’inadeguatezza degli attuali modelli numerico-matematici difronte ad una nuova fase climatica? Non sarebbe più opportuno e corretto sostenere una scarsa attenzione mediatica verso la meteorologia?
Chi, come noi, giornalmente legge e interpreta i modelli – avendo le opportune conoscenze micro-climatiche ed orografiche dell’Italia – aveva ben chiaro il rischio che alcune regioni stavano correndo. E non lo stiamo dicendo ora, a “bocce ferme”. Basterebbe andare a rileggersi i vari approfondimenti apparsi sul MTG da una settimana ad oggi. Quante volte abbiamo rimarcato il rischio nubifragi? Quante volte s’è detto che la fragilità idro-geologica del nostro territorio rappresenta un annoso problema? Non ci stancheremo mai di ripeterlo.
Non vogliamo incensarci, ci mancherebbe altro. Ma fa specie sentire pronunciare certe frasi. O ancor peggio, osservare lo scarica barile tipicamente italiano che segue qualsivoglia disastro. Piuttosto che additare questo o quel modello, questa o quell’altra previsione, perché una volta tanto chi di dovere non si domanda dove vanno a finire i soldi deputati alla risoluzione anche del più piccolo dissesto idro-geologico? Perché non ci si domanda il perché di anni ed anni di rinvii nella realizzazione di quelle opere atte alla messa in sicurezza del territorio? Perché non ci si chiede come mai, in Italia, si dia pochissimo spazio alla meteorologia? Provate a pensare cosa sarebbe la nostra materia se non ci fosse internet. Ecco, piuttosto che sparare a zero su chi cerca di fornire un servizio affidabile forse si dovrebbe cercare di dare anche solo una risposta ai quesiti che abbiamo posto. O forse si dovrà attendere la nuova, ennesima tragedia annunciata?