La nube del vulcano islandese – spesso battezzato quello dal nome impronunciabile (Eyjafjallajokull) – riporta a terra gli aerei di molti aeroporti per l’oramai noto rischio di danno che potrebbe causare nei motori il suo pulviscolo. L’Europa è vulnerabilissima ai vulcani islandesi per ragioni climatiche, ma il pulviscolo potrebbe spingersi anche nell’estremo nord est americano.
NUBE DENSA. La nube d’Islanda non ci lascerà presto, i vulcanologi hanno dichiarato che l’eruzione vulcanica potrebbe proseguire, tra alti e bassi, per due anni. Nessuno conosce l’entità che avrà nel futuro il pennacchio di fumo e cenere rilasciato in atmosfera.
AMPIA NUBE. Le foto satellitari di questi giorni mostrano l’ampiezza della nube vulcanica e, soprattutto, la sua densità davvero rilevante, persino superiore a quella che si ebbe nell’eruzione di metà aprile.
Per fortuna la nube vulcanica è stata spinta dalle correnti in pieno Atlantico, quasi a lambire la costa orientali del Nord America, e solo una corrente di ritorno ha spostato i residui di un lieve pulviscolo nei cieli iberici, del sud della Francia e dell’Italia nord occidentale. Stavolta i problemi al traffico aereo sono temporanei, infatti è atteso un miglioramento della situazione e già in Spagna si riaprono alcuni scali aerei.
EUROPA VULNERABILE L’Europa è vulnerabilissima alle eruzioni dei vulcani islandesi, in quanto su gran parte del Continente si spingono, specie in quota, i venti provenienti dall’Atlantico che, non di raro, soffiano direttamente dall’area attorno all’Islanda.
CORRENTI FAVOREVOLI. Le configurazioni bariche (Alte e Basse Pressioni) di maggiori rischio si realizzano nel semestre freddo, ovvero da settembre ad aprile, mentre da maggio ad agosto, con l’avvento delle Alte Pressioni sull’Europa e soprattutto nel Mediterraneo, le correnti atlantiche viaggiano a latitudini settentrionali, e devierebbero i fumi del vulcano verso le Isole Britanniche e la Scandinavia.
Ma sul lungo termine le correnti sono imprevedibili, e ben sappiamo che persino nei mesi estivi si possono avere irruzioni d’aria fresca direttamente dall’Islanda verso l’Italia e gran parte dell’Europa.
ESPANSIONE NUBE. Se ciò si verificasse durante l’apice di un’eruzione vulcanica islandese avremmo dei serissimi problemi alla circolazione degli aerei su aree densamente abitate, con ripercussioni a catena nel sistema dei trasporti, divenuto in questi anni sempre più dipendente dall’aereo.
La possibilità che in piena Estate si realizzino i fattori concomitanti sopra descritti è bassa per l’Italia del Nord, scarsissima per le regioni mediterranee. Ma non è da escludere.
Pertanto, se si realizzassero condizioni climatiche favorevoli all’espandersi di denso pulviscolo (quindi, durante una forte eruzione vulcanica) nei cieli europei italiani ci sarebbero disagi per milioni di utenti durante la stagione turistica estiva.
Non vogliamo prevedere catastrofi, d’altronde il massimo del danno che si avrebbe sarebbe quello di avere un collasso dei trasporti, non di certo problemi alla salute.
INVERNO A RISCHIO. Ma se anche in autunno e, soprattutto, d’inverno avessimo altre eruzioni vulcaniche islandesi, ci sarebbero da attendersi altri problemi ai trasporti aerei, ahimè sommati a quelli classici della brutta stagione quando neve, nebbia e ghiaccio son sovente motivo di ritardi o cancellazioni dei voli.
VULNERABILI. Insomma, ci siamo trovati improvvisamente vulnerabili ad un vulcano posto in un luogo remoto dell’Europa, senza che vi siano mai state avvisaglie da parte di qualche scienziato. In Italia si parla di ben altri vulcani e, direi, di ben altri pericoli che si potrebbero verificare nell’ipotesi di una loro eruzione, eppure il vulcano Eyjafjallajokull occupa le prime pagine di tutti i mass media. Il sito web islandese che pubblica le immagini della webcam ha ricevuto medie di 1.000.000 di visite. La gente che non usa mai l’aereo per muoversi, vive Eyjafjallajokull come un incubo che viene da lontano, tanto ne è bombardata da TV, Radio, web, giornali.
CAMBIAMENTI CLIMATICI. Il dibattito sui cambiamenti climatici causati dal vulcano è stato congedato frettolosamente, mentre è provato con dati scientifici che le eruzioni dei vulcani cambiano l’equilibrio del Clima. E’ pur vero che il tanto temuto Eyjafjallajokull non pare candidato a superare le emissioni di pulviscoli di importanti eruzioni come quella del Pinatubo, del Mount St. Helens o del Tambora (quest’ultimo fu persino causa dell’anno senza estate e di una diminuzione di trasparenza del cielo tanto che per settimane in tutto il Mondo il Sole apparve con un alone attorno).
VULCANO ISLANDESE NON CAMBIERA’ IL CLIMA. I Vulcani possono cambiare temporaneamente il Clima quando le loro eruzioni hanno intensità ben maggiori a quelle del Eyjafjallajokull (almeno come quelle di Pinatubo, del Mount St. Helens o del Tambora). Le ceneri ed i fumi del vulcano islandese si mantengono a quote interne della troposfera e per il momento generano il noto caos al traffico aereo che si ripercuote a a catena in altri ambienti della nostra Società.
SUPER VULCANI. Ma i maggiori cambiamenti al Clima, possono realizzarsi dall’esplosione dei super vulcani. E di questi, almeno uno, a detta di alcuni scienziati, potrebbe esplodere entro 100 anni.
Nel Mondo, sono stati identificati i seguenti super vulcani:
Mount Aniakchak, Alaska, Stati Uniti
Aso, Kyūshū, Giappone
Kikai Caldera, Ryūkyū Islands, Giappone
Long Valley Caldera, California, Stati Uniti
Monte Mazama, Oregon, Stati Uniti (ora Crater Lake)
Lago Taupo, North Island, Nuova Zelanda
Lago Toba, Sumatra, Indonesia
Valle Grande, Nuovo Messico, Stati Uniti
Monte Warning, Nuovo Galles del Sud, Australia
Yellowstone Caldera, Wyoming, Stati Uniti
Campi Flegrei, Italia