Stamane, andando alla ricerca di qualche notizia comico-catastrofista sul clima che ci attende nel “prossimissimo” futuro, tra “Venezie” e “Nuove Yorke” sommerse, “Sicilie” desertiche, “Milane” balneari e “Artici” popolati da leoni e gazzelle – notizie che ho rapidamente trovato – mi sono imbattuto in un articolo a firma di Maurizio Crosetti, per La Repubblica, sulla scarsa familiarità con la lingua italiana dei nostri studenti. Il magnifico rettore dell’Ateneo bolognese avrebbe dichiarato che “i giovani che arrivano dalle scuole superiori sono semi-analfabeti”.
La preside della Facoltà di Lettere di Firenze rincara la dose: “Se gli studenti non sanno dov’è il Mar Nero, beh, è grave ma glielo possiamo insegnare. Ma se non sono in grado di seguire la spiegazione di un docente perché ignorano il significato di certe parole, allora è peggio”. E si scopre poi che a Milano gli studenti che si iscrivono a Filosofia non hanno mai letto Proust ed ignorano chi sia l’autore di Delitto e Castigo.
Segue una serie di poco edificanti statistiche, secondo cui l’8% dei nostri laureati “non è in grado di utilizzare pienamente la scrittura”, il 21% “non va oltre il livello minimo di decifrazione di un testo” e il 20% “non riesce a dirimere un’ambiguità lessicale”.
E aggiungo che qualcuno tra questi, mi è stato raccontato, non solo non sa dove è il Mar Nero, ma nemmeno indicare la giusta direzione per il Nord e il Sud (il cielo e il pavimento sembrerebbero due ipotesi verosimili).
Cosa c’entra tutto questo con la meteo, con il clima, con gli argomenti che tratta il MeteoGiornale? Apparentemente nulla, però…
Però ecco che un dubbio mi ha sfiorato, un sospetto si è fatto largo. Come è possibile che studi scientifici (nel caso specifico climatici) seri e rigorosi appaiano stravolti nel loro significato e nei loro risultati dopo essere stati diffusi dalle agenzie di stampa od essere apparsi su certi giornali? Sarà forse che qualcuno tra quel 20% che “non va oltre il livello minimo di decifrazione di un testo” e “non riesce a dirimere un’ambiguità lessicale” è diventato “giornalista climatico”?