Da elaborazione del modello in questione, previsto per la data del 30.10.2004, si può osservare come la pressione, esercitata da un’intensa depressione incentrata sulla bassa Inghilterra di SW, vada ad interagire spingendo l’onda termica stabilizzante di matrice sub tropicale sempre più a levante, tra la Grecia ed il Mar Nero.
Sono ben evidenziati sul nostro Continente due ravvicinati limiti tra masse d’aria molto contrastanti.
L’una di origini polari e marittime, l’altra di provenienza dall’entroterra nord africano.
Inoltre dall’interpolazione, sempre di detto modello, comprendente 50 membri ECMWF, si può supporre, che dopo una fase interlocutoria di “brutto tempo” (dall’inizio della prossima settimana e verso la fine, particolarmente per le regioni centro settentrionali di ponente), seguirebbe l’affermazione di una figura “altpressoria” nei pressi dei Paesi finnici.
Una parziale novità, visto che non è solo questo modello che la intravede, ma fondamentale per gli sviluppi sul più lungo termine.
Tale figura pressoria (HP nordico), tramite un “ponte” (sella di collegamento) con l’anticlone atlantico, costringerebbe la depressione, già descritta, in una sorta di “prigione barica”. Trappola che la vedrebbe chiusa sia a levante che a ponente.
Dall’interazione (combinazione di rotazioni orarie ed antiorarie) di questa ipotetica configurazione pressoria, prevedibile per i primi giorni di novembre, ne scaturirebbe un vera avvezione di aria fredda di matrice nord Atlantica, in prima istanza, seguita da una, più fredda, nord continentale; causa una netta rotazione dell’asse di HP verso NE.
Tra gli inizi del mese prossimo venturo ed i 2/3 gg. seguenti, la temperatura, attualmente su valori molto elevati, potrebbe crollare decisamente verso il basso, con una diminuzione media di oltre 10° C rispetto agli attuali valori registrati. La tendenza si disegnerebbe come un “sotto la media del periodo” anche cospicua .
Per quanto concerne la “fenomenologia”, e già come segnalato in precedenti occasioni, non si dovrebbe trattare di aria solo fredda, ma di aria fredda accompagnata da nuclei depressionari anche in quota. Di qui potremmo supporre le “primi nevi” sulle cime montuose intorno alla quota dei 1000/1100 mt. e localmente a quote più basse per il settore alpino centro orientale. Anche la parte centro settentrionale dell’Appennino non ne sarebbe immune.