Non possiamo certo negare che “l’abbraccio” invernale ha aperto i suoi “arti” oltre ogni limite, mortificando, in molte delle nostre regioni centro settentrionali, la primavera e respingendola, di volta in volta, in un “angolo buio” in una sorta di limbo stagionale.
Certamente abbiamo assistito in passato ad analoghi comportamenti, ove la stagione di transizione veniva “compressa” tra l’inverno “invadente” e l’estate incalzante.
Tra mille contraddizioni, passaggi a vuoto e repentine incursioni invernali “tardive”; ora la situazione sta assumendo delle caratteristiche meno “ambigue” ed inizia a marcare un più chiaro cammino verso quei segnali che dovrebbero rappresentare la normalità.
Un corso, una tendenza, che rimarca quanto, da ben oltre un decennio, questo periodo nominato come “primavera” soffra sempre di più di forti “ingerenze” che a volte si mostrano molto marcate, sia in direzione della bella stagione, che di quella fredda ed appena trascorsa.
Un gioco che riduce sempre più spesso quel lembo, ideale, “verde e fiorito” che più sovente viene “ridotto” in situazioni al limite.
La causa è sempre la stessa: una natura atmosferica che riesce ad aggrapparsi a quelle “oscillazioni” che “l’Oceano” assume come se l’inverno stesso fosse padrone dominante del suo “successore” (primavera).
Certamente l’evoluzione che i modelli ci prospettano, ora e solo ora, mostra un’identità “normale” e tende a distaccarsi, con molta gradualità, da quello del “quadrimestre” (denominato ora semestre) freddo.
In un lasso di tempo, relativamente molto breve – 15 gg. circa – quello che era “narcotizzato” ed “inerte”, ora mostra i naturali e ovvi legami con le mutazioni naturali. Siamo certo stati penalizzati, in parte, da questo cambio “d’abito”, ma la natura, oramai avvezza a queste “eccentricità” è ancora in grado di cambiare marcia e compensare l’eccesso invernale.
Un passo non lunghissimo dalla bella e calda stagione.