Indubbiamente, questa visione “più modelli”, tiene conto di un andamento globale e si spinge sul medio e lungo raggio, tenendo conto di alcuni elementi come: precipitazioni, temperature e distribuzione dei campi pressori.
Da questa analisi possiamo desumere che “il vero cambiamento” sia solo in ordine al “ritorno” delle precipitazioni che, pur essendo stimabili come “non abbondanti”, potrebbero iniziare ad imbiancare le nostre montagne, Alpi ed Appennino, a quote medie intorno i 1300 mt e localmente, Alpi centro orientali, a quote inferiori. Questo dovrebbe tornare sufficiente a creare un primo strato di neve per dar luogo ad un decente inizio della stagione “montana”.
In ritorno alla quasi normalità.
Quelle che tuttavia mancherà, ancora per diversi giorni, sembra essere proprio lui: “il glorioso inverno”. Invero molte delle regioni che idealmente, racchiuse in un anello, si trovano in situazioni “veramente invernali” sono quelle vaste aree che vanno dall’Asia centro orientale, sino a raggiungere la parte centrale degli USA, ivi comprese tutte le terre situate a nord di questo ideale “confine”.
Il vecchio Continente per ora “rimane fermo ad osservare”.
La forte “pressione” che sta esercitando un “furioso” vortice oceanico atlantico, di natura fredda, coadiuvato da un complesso “allaccio” con il vortice Canadese, rende “inerte” ogni possibilità di azione dinamica da parte dell’anticiclone delle Azzorre. Il nostro anticiclone viene quindi schiacciato nella sua sede tropicale e non reagisce in dovuta maniera. Vaga, per quanto gli è possibile, tra ovest ed est del nostro continente, disegnando una oscillazione atlantica trasversale e poco incisiva sulle condizioni del tempo sull’ Europa centro meridionale. Certamente delle depressioni, in rapida successione, entreranno a “far gioco” sulla nostra Penisola, seguite da un decremento dei valori termici, ma il freddo “autentico” ancora no.
Per ottenere un deciso cambiamento circa la situazione attuale e quella “osservata”, bisognerebbe assistere ad un chiaro lavoro, interdipendente, tra le forze multicentriche del Vortice Polare. Insomma una più decisa scissione tra quello situato con il suo minimo verso la parte più nord occidentale del nostro Oceano e quello sul NE continentale.
Solo un giusto riequilibrio dei campi pressori, e quindi maggior attività del vortice freddo “delle terre ferme” (logica divisione dei due valori ciclonici), potrebbe liberare, da questa “dura schiavitù” il nostro anticlone oceanico; proiettandolo molto verso nord per sbarrare il flusso “trasversale” ed atlantico.
Non disperiamo certamente, molta aria fredda è in gioco, ma non possiamo certo pensare che il freddo, e la tanto sospirata neve anche a quote basse, possano essere relegati ad una azione “pseudo nord atlantica”. Non basta. Il freddo origina dalla “terra” e non parla certamente un linguaggio “oceanico”.