Come viene mostrato dai nove riquadri del modello in questione, seppur in maniera molto approssimativa, sull’Europa centrale, ivi sul bacino del Mediterraneo, si va istaurando una situazione “atipica” che potrebbe far assumere all’intera struttura barica una situazione di persistenza. Tale congiuntura è dovuta ad una particolare configurazione delle correnti a getto che assumono ampie ondulazioni tra l’Atlantico ed il settore orientale della nostra Europa. Una Rossby di origini polari si spinge sino alla parte più meridionale del nostro Continente, settore centro occidentale, mentre, in risposta, si genera un flusso/getto di matrice sub tropicale che origina dal settore orientale del nostro mare e si porta sino alla parte centro settentrionale della Russia europea.
Tra le due ondulazioni trova un varco libero, nella logica dei salti d’onda, che origina dalla progressione, forzata spinta in questa ideale “gola”, di una profonda saccatura del vortice polare. Un incastro che vede il Mediterraneo bersaglio principale di affondi di aria polare , aria fredda che non trovando altre vie di “fuga” è costretta a permanere su detta area spostandosi in maniera graduale tra ovest ed est, per poi tornare con effetto “retrogrado” nuovamente verso occidente.
Si generano, pertanto, delle depressioni “secondarie”, alimentate da questi due forti scambi termici, che insistono e si dislocano, in maniera non del tutto irregolare, sul bacino del Mediterraneo. La situazione, pertanto, viene a definirsi “bloccata” e l’evoluzione si presenta molto lenta. Tuttavia quello che rimane “particolare” sembra essere rintracciabile alla non frequente natura di queste situazioni durante la fase più avanzata dell’inverno.
Le miti correnti atlantiche sono costrette a risalire verso la dorsale occidentale dell anticiclone delle Azzorre per poi raggiungere le aree polari e ridiscendere, con vigore, dopo aver varcato latitudini molto alte, verso il settore centro meridionale del nostro Continente. In questo “imbuto” viaggiano quindi delle depressioni, la cui matrice è sempre quella del VP (vortice polare), ma la cui ubicazione è necessariamente dovuta allo spostamento est/ovest/ovest/est dell’asse di saccatura. Affermare, pertanto che, in questa peculiare contingenza, vi siano delle aree particolarmente “segnate” da fenomenologia, quindi neve, è alquanto arduo e che un qualsiasi ed improvviso est/west shift di detto asse potrebbe cambiare la situazione radicalmente.
Ci accingiamo, probabilmente, a vivere una situazione ove le condizioni di freddo tornerebbero ad essere marcate e le precipitazioni presentarsi, anche abbondanti, sul nostro Stivale. Per il momento siamo sempre orientati ad una maggiore influenza per quanto riguarda le regioni di levante, ma la “perduranza” di tali effetti potrebbe estendersi e coinvolgere anche altri settori.
Conclusasi, se così possiamo dire, la prima e lunga ondata di freddo verso la nostra Penisola, ci troviamo nelle condizioni di subirne una, di egual peso, ma quasi certamente molto più instabile. Questa congiunzione barica rapportata al periodo “tardo invernale” potrebbe mostrare dei caratteri molto marcati e protrarsi anche per buona parte del restante mese di febbraio.