Siamo nei pressi di una delle più robuste avvezioni fredde registrate in questo ultimi dieci anni. La natura dell’aria in progressione verso l’area mediterranea si presenta di chiara matrice artico/continentale. Aria che non viaggia a quote elevatissime ed in maniera molto celere, nonostante essa sia accompagnata da sostenuti venti da ENE, si rovescia al suolo producendo i suoi maggiori effetti.
Presumibilmente, da detto periodo, molte delle regioni del centro nord, ovviamente le zone pianeggianti della Padana e le valli del centro, conche orografiche ben disposte ad accogliere questa “caduta fredda”, saranno maggiormente interessate a lunghe giornate di gelo.
Questa mi sembra l’evidenza più eclatante circa questa “ondata di freddo”, quella che tutti i modelli leggono in maniera molto omogenea. Quello che invece sfugge a molte elaborazioni è la possibilità che questo “gelido soffio artico/russo” possa produrre o meno delle precipitazione, nel particolare “nevose”.
Vista l’insolita disposizione dei geopotenziali e la loro “relativa altezza”, gpts molto bassi ed inconsueti per l’area mediterranea, potremmo prefigurare una situazione non propriamente tipica del nostro clima e molto più vicina alle aree continentali europee.
Nello specifico si potrebbero manifestare, vista la presenza di nuclei depressionari in quota, gelide bolle d’aria molto fredde, delle precipitazioni nevose anche in mancanza di situazioni depressionarie ben organizzate. Quando i venti freddi inizieranno a rallentare la loro corsa, fase di piena maturità del freddo nei medio bassi strati, inizierà una sorta di “conflitto” suolo/quota.
Da tale e possibile “frizione” ne scaturirebbe un processo di scorrimento, in veloce propagazione verso le regioni centrali ed il settore nord orientale, di alto strati che potrebbero coprire, anche in maniera uniforme i cieli di molte nostre regioni. Il settore tirrenico non credo ne possa rimanere “fuori”.
Nubi di origine mediterranea che si estenderebbero, con tutto il loro carico di agglomerati nevosi ad alta saturazione (vapor d’acqua) verso le terre ferme.
Questa rimane la fase più probabile per manifestazioni “bianche” diffuse sulla nostra Penisola anche se a “macchia di leopardo” e comunque a quote quasi pianeggianti (regioni centro meridionali).
Il primo settore che dovrebbe essere investito da questa possibile evoluzione, sarebbe la parte centrale del Tirreno, quindi la Sardegna alla quale seguirebbero molte regioni del centro sud. Alta la probabilità di neve, al momento, seppur non abbondante, sulla capitale e sui centri del medio basso Tirreno ed Adriatico.
Ovviamente questa è una risoluzione che necessita ancora di qualche conferma, data la questione temporale affrontata, ma la soluzione non mi sembra affatto tra le meno reali.