L’inizio di ottobre ha mostrato un ritorno del freddo su gran parte del Plateau Antartico: alla base russa Vostok, ancora il giorno 16 la minima è scesa a -70,1 °C. Anche alla base italo francese Concordia, dove Laura Genoni svolge la sua attività di glaciologa (raccolta delle precipitazioni, stime dell’accumulo nevoso, misure di aerosol), sono stati parecchi i giorni in cui il termometro è sceso sotto la soglia dei -70 °C:
2 ottobre -71,2 °C
3 ottobre -71,6 °C
4 ottobre -71,2 °C
5 ottobre -72,7 °C
6 ottobre -70,9 °C
Il valore del giorno 5 ha sfiorato il record del mese, che risale al 9 ottobre 2008, quando si raggiunsero i -72,9 °C. In questo periodo il sole, ricomparso sull’orizzonte di Concordia da oltre due mesi, fa sentire i suoi effetti con una forte escursione diurna. Ma la stagione invernale ha lasciato una traccia di delusione tra gli addetti alla base, per via delle forti anomalie positive. Tuttavia, il fascino di un’atmosfera unica come quello del Plateau Antartico traspare dalle parole di Genoni.
Come descriverebbe i luoghi in cui ha trascorso il 2009?
A dispetto di quanti mi hanno descritto Concordia come un posto dove la monotonia paesaggistica e ambientale regna sovrana, posso invece dire che anche il plateau non fa eccezione alla mutevolezza del clima di queste regioni. Infatti, non ricordo neanche più quante volte, dopo un giorno con basse temperature e aria tersa, ne è seguito uno con temperature, passatemi il termine, primaverili, con elevata umidità e quindi scarsa visibilità, e quel forte vento che distrugge lo strato d’inversione e rimescola gli strati più bassi dell’atmosfera.
Faccia un esempio.
Il 12 giugno la temperatura è stata di -74,4 °C. Il giorno dopo era di -52,5 °C, sino ad arrivare ai -43,9°C del 14 giugno. In ogni caso, anche se il 2009 non si è ancora concluso, basandomi sulle precedenti annate posso rassegnarmi all’idea che il mio winter over (DC5, ovvero Dome C quinto anno: ndr) non verrà ricordato come il più freddo. Che disdetta: e dire che mi trovo nel continente più gelido del mondo.
Nei mesi scorsi si è discusso parecchio sul rischio che l’Italia lasci la ricerca in Antartide senza soldi, vanificando il lavoro accumulatosi in quasi un quarto di secolo. Che cosa si dice di ciò, a Concordia?
È così, in effetti: al pari delle incertezze sul clima antartico, c’è anche quella sui finanziamenti. Quest’anno il Pnra (Programma nazionale di ricerche in Antartide: ndr) ha avuto a disposizione dieci milioni di euro, e sembra che, da parte del ministero, ci sia l’intenzione di riconfermare questi soldi anche per i prossimi anni, per consentire una programmazione delle attività scientifiche su un arco di almeno due o tre anni. Questo sarebbe fondamentale per capire meglio il clima antartico che, come traspare da quel che raccontavo, da un anno all’altro può essere totalmente opposto.
In fondo a tutto ciò, qual è il suo auspicio?
Chi vuol esser lieto sia, del doman non v’è certezza.
La prima parte della intervista è disponibile al seguente indirizzo:
www.meteogiornale.it/notizia/16282-1-inverno-antartico-un-caso-anomalo