Questa volta è allarme vero, per l’ulteriore intensificazione dello Stratwarming ed il suo spostamento verso le zone polari.
Lo scorso anno, in questo periodo, un altro intenso fenomeno di questo tipo si era verificato con centro sul Mare di Barents, attorno alla Siberia Orientale e l’Alaska.
La conseguenza fu la formazione successiva di un blocco anticiclonico Pacifico per i mesi invernali successivi, che portò a due mesi molto rigidi sulla parte orientale degli Stati Uniti, un freddo che si protrasse fino all’inizio dell’Estate.
Stavolta, la situazione appare differente.
La zona di intenso riscaldamento, infatti, pur avendo la stessa origine di quella dello scorso anno, si sta adesso spostando verso il nostro Polo Nord, ed è prevista migrare fino ad interessare, addirittura, le regioni Settentrionali della Russia Europea.
Le conseguenze potrebbero essere in uno “splittamento” (divisione) del Vortice Polare, che se ne andrebbe proprio verso il nostro Continente.
Ossservando, infatti, la mappa a 50 hPa del 22 dicembre, rappresentante la situazione a 20.000 metri sul nostro Emisfero Settentrionale, sembra proprio che sia questa la soluzione che si prospetterà per il prossimo futuro, quando il riscaldamento, continuando a premere verso il Polo, determinerà la definitiva rottura del Vortice in due parti.
Esse saranno situate l’una verso la Siberia Orientale, l’altra verso il nostro Continente, investiti quindi da ondate glaciali, mentre stavolta sembra essere proprio il Continente Nord Americano ad essere risparmiato dal gelo, e ad avere un inverno mite.
Questa è solamente una supposizione di quello che accadrà a lunga scadenza, non si tratta di una previsione scientificamente sicura, in quanto gli effetti di uno stratwarming non sono mai sicuri al 100%, si tratta solo di una delle evoluzioni più probabili della situazione attuale.
Gli effetti di un imponente stratwarming li potremo apprezzare solamente tra diversi giorni, via via che l’evoluzione suddetta si sarà verificata.