Chi segue i nostri editoriali da tempo, probabilmente già da fine ottobre, conoscerà le dinamiche che stanno governando la colonna atmosferica e in modo particolare il Vortice Polare. Un Vortice Polare che, lo rammentiamo, inizialmente mostrò uno stato di salute cagionevole (probabilmente condizionato da possenti anomalie termiche positive quali lascito del fenomeno El Nino) ma che poi fu capace di riprendersi una rivincita non indifferente.
Rivincita che sta raggiungendo il top proprio in questi giorni: il trottolone gelido ha raggiunto presumibilmente il massimo turgore, spingendo il raffreddamento dalla Stratosfera verso il basso. Ora, c’è tutto un discorso che riguarda l’indice NAM e il superamento di un determinato valore. Superata la soglia, statistica vuole che avvenga la propagazione del raffreddamento alle basse quote e che il condizionamento climatico si ripercuota per un periodo variabile da 45 a 60 giorni.
Ma può anche succedere, seppur non di frequente, che la troposfera non si mostri ricettiva e prosegua per un’altra strada. Beh, sembra proprio che quest’anno si stia andando in quella direzione. In questi casi la mancanza di comunicazione non fa altro che dar luogo a una risposta troposferica con flussi di calore che puntano verso l’alto e una ripartenza delle onde. Onde che potrebbero non risultare persistenti e ciò si tradurrebbe in frequenti strappi del getto d’alta quota con incursioni fredde cicloniche alle medie latitudini. Se vi è capitato di guardare i modelli matematici di previsione avrete sicuramente notato scenari barici di questo tipo.
Quindi, per farla breve: se non dovesse avvenire il condizionamento stratosfera-troposfera ecco che l’inverno avrebbe modo di decollare sin dai prossimi giorni. Ovviamente attendiamo con impazienza.