Stavolta il Nino c’è stato, esattamente come nelle previsioni dei vari modelli oceanici stagionali, tuttavia i suoi effetti sono stati decisamente scarsi, rispetto alle attese. Con l’aumento delle temperature oceaniche equatoriali sull’Oceano Pacifico, erano infatti attese numerose conseguenze sul clima anche del nostro Emisfero, che, in realtà, non ci sono state.
Le anomalie termiche positive, in modo particolare, avevano colpito il Continente Europeo durante gli anni del Nino che si sono susseguiti a partire dal celebre episodio del 1982-83.
La prevalenza di AO (Arctic Oscillation) positiva aveva dominato infatti gli inverni nei quali questo fenomeno si era presentato, per lo meno nell’ultimo ventennio, in modo concomitante con un aumento termico globale di notevole portata.
Questa volta l’AO è stato di segno opposto, presentandosi fortemente negativo, e producendo un inverno rigido sul nostro Continente, ma anche, in modo generale, sull’Emisfero Settentrionale, disattendendo le previsioni, che erano basate anche su di un forte flusso di calore che doveva giungere dall’Emisfero Sud.
Sappiamo infatti, dai dati provenienti dalla stessa NASA, che l’Emisfero Australe avrebbe raggiunto le sue massime temperature di sempre proprio nello scorso mese di Dicembre, con l’evidente contributo del Nino che ha riscaldato una parte dell’Oceano Pacifico.
Tuttavia, il fenomeno è abbastanza anomalo rispetto agli ultimi episodi: anomalie negative di temperatura stanno infatti interessando le cose sudamericane e perfino il Perù, mentre le massime anomalie termiche positive dell’Oceano Pacifico si stanno manifestando molto ad ovest, anche se questo minimo cambiamento non si sa se possa avere avuto un influenza sul clima invernale del nostro Emisfero.
I massimi termici, poi, stanno interessando al momento l’Oceano Pacifico meridionale, nonché l’Atlantico meridionale, dove le anomalie positive sono arrivate a superare i +3°C.
Generalmente freddi, invece, sono gli Oceani settentrionali.
Il grafico di previsione dell’andamento del Nino calcolato dalla NASA, basandosi su di un Ensemble di vari modelli, pone il massimo del Nino proprio in questi giorni, prevedendone un suo graduale calo durante la stagione primaverile, ed un ritorno a condizioni di debole Nina nel corso della stagione estiva.
Si spera così di scongiurare una corrispondenza tra il Nino e l’Estate dell’emisfero boreale (Nino in azione = Estate calda), che ha così spesso influenzato il clima italiano dell’ultimo ventennio.