Come sottolineano i ricercatori, non si tratta di un’allerta di pericolo imminente, ma si vuole rimarcare come nella regione del Pacifico si stiano concretizzando le condizioni favorevoli per lo sviluppo del fenomeno.
Condizioni che sono state mostrate attraverso tre grafici. Il primo del mese di febbraio, il secondo di marzo e il terzo di aprile. Osservandoli si può notare come la temperatura media dell’acqua sia mutata (ad una profondità di 300 metri). La scala colorimetrica permette di determinare rapidamente se la temperatura è inferiore, uguale o superiore alla media di lungo periodo (dal 1981 al 2010).
Ciò che si osserva è che a febbraio l’acqua era calda molto più a ovest, mentre in aprile era molto più vicina alla costa americana. È stato anche osservato che dalla metà di aprile l’acqua calda era abbastanza prossima alla superficie oceanica.
Se i venti orientali dovessero rallentare un po’, come spiegano gli esperti, l’acqua calda tenderebbe ad avvicinarsi al Sud America determinando cambiamenti nella circolazione atmosferica. Ciò innescherebbe una serie di effetti devastanti in varie parti del mondo: ad esempio la siccità estrema dall’Africa occidentale sino all’Indonesia, le intense precipitazioni in Sud America, violenti uragani in Pacifico ecc.