PERTURBAZIONE E CUSCINETTO FREDDO – Le correnti orientali scorrono ancora sulle regioni settentrionali, affluendo nei bassi strati come testimonia lo strato d’inversione che ha portato alla genesi di un tappeto di nubi basse e nebbie sul catino padano e valli incastonate fra le vette alpine. Quest’afflusso freddo sta comunque ridimensionandosi e la Porta della Bora si andrà chiudendo, per effetto del contestuale arrivo di un impulso perturbato trascinato da correnti più temperate in quota occidentali. L’aria più mite ed umida andrà comunque a scorrere sopra quel che resta dell’aria fredda intrappolata nei medi-bassi strati dell’atmosfera, generando una situazione tipicamente con neve che potrebbe facilmente spingersi a quota anche inferiori ai 1000 metri su gran parte delle zone alpine e localmente sui settori settentrionali appenninici, tra entroterra ligure ed ovest Emilia.
LA NEVE SUI RILIEVI – Ci attendiamo quindi episodi nevosi in montagna e con sconfinamenti probabili anche localmente in alta collina, ma la situazione questa volta non dovrebbe essere congeniale a sorprese bianche a quote estremamente basse come avvenuto ad inizio settimana. La differenza è legata al fatto che l’aria fredda al suolo non sarà alimentata da nuovi apporti rigidi dalla via della Bora e pertanto non sarà sufficiente a portare di nuovo i fiocchi fino in pianura. Lo possiamo appurare nell’osservazione delle termiche, che saranno leggermente negative all’altezza di 850 hPa (circa 1500 metri, vedi sopra), mentre saranno positive sopra lo zero già all’altezza di 925 hPa (circa 700 metri di quota), tranne forse il Piemonte dove effettivamente la neve potrebbe scendere fino attorno ai 500-600 metri, specie durante i momenti di precipitazione più intensa.