Le dinamiche del guasto meteorologico, atteso a partire da domenica, cominciano a prendere forma. In una prima fase (giornata di lunedì) le precipitazioni più abbondanti colpiranno il Nord e la Toscana: la formazione di un minimo barico al suolo tra Liguria, Corsica ed Alto Tirreno richiamerà un intenso flusso sciroccale. Come mostra la cartina, i venti sciroccali investiranno con forza gran parte del Sud, zone adriatiche e Triveneto. Le conseguenze principali saranno l’esaltazione del maltempo sul Nord, a causa dell’impatto di tali correnti sul contrafforte alpino, mentre il Sud risentirà di un rialzo termico abbastanza rilevante apportato da questo respiro pre-frontale.
Proviamo ad entrare più nel dettaglio dell’evoluzione barica della prima parte della settimana. Nella giornata di ieri i due principali modelli matematici (GFS ed ECMWF) mostravano delle differenze non da poco sulle dinamiche e la traiettoria dell’assalto perturbato atlantico: il modello europeo intravedeva la possibilità dell’ennesimo isolamento in cut-off del regime depressionario sui mari italiani, mentre quello americano proponeva la depressione atlantica posizionata tra l’Europa Centro-Occidentale ed il Nord Italia. Per il momento sembra avere la meglio questa seconda ipotesi, come mostrano le mappe di previsione all’altezza di 500 hPa d’alcuni dei principali modelli, valide per la notte fra martedì 28 e mercoledì 29 aprile. Una voce un po’ fuori dal coro è quella delle UKMO (la terza mappa fra quelle che seguono), che mostrano il perno della depressione a latitudini più elevate (Isole Britanniche) con correnti sulla nostra Penisola da W/NW, piuttosto che di Libeccio.
In base a queste dinamiche di previsione, emerge un quadro che essenzialmente possiamo riassumere con la prossima mappa di previsione sull’evoluzione (basata sui dati GFS) delle precipitazioni previste per l’intero arco della giornata di martedì. In sintesi il Centro-Nord resterà maggiormente esposto al tiro delle precipitazioni per le correnti instabili da sud/ovest, mentre le regioni meridionali resterebbero più all’asciutto, così come i settori adriatici (venti di caduta favonici dalle cime appenniniche).