Alle alte latitudini del Nord Emisfero, l’anomala circolazione antizonale stratosferica prodotta dall’ultimo episodio di “major warming”, ha impedito per diversi giorni la propagazione verticale dei disturbi di origine troposferica. Di conseguenza, la circolazione stratosferica è entrata in una fase di “lenta guarigione”, mentre è andata progressivamente scemando la propagazione in troposfera delle anomalie di origine stratosferica.
La conseguente attenuazione della meridianizzazione del flusso troposferico in quota e lo sviluppo di un promontorio anticiclonico sull’Asia centro-occidentale hanno determinando il rapido collasso del persistente anticiclone bloccante dell’Atlantico orientale e lo sviluppo di estese “westerlies” dal Nord America al Vecchio Continente, attraverso il Nord Atlantico.
Veloci perturbazioni di origine atlantica, pilotate da correnti a getto particolarmente vivaci, hanno portato aria sempre più mite e tempo sempre più instabile, a tratti anche perturbato, su diverse località europee e mediterranee, mettendo fine ad una lunga fase di tempo freddo sul settore centro-orientale del comparto europeo-mediterraneo.
Al momento, si assiste ad una nuova meridianizzazione del flusso nella media e alta troposfera, con lo sviluppo di vistosi promontori anticiclonici, prima soprattutto nel Pacifico nord-orientale, poi nel Nord Atlantico, inseriti in una circolazione a due grandi onde emisferiche in quota (“wave2 pattern”).
La rapida crescita del promontorio bloccante atlantico è favorita da “forcing” di matrice tropicale, alimentati dal transito della fase attiva della MJO (Madden Julian Oscillation) nella fascia inter-tropicale atlantico-americana. La successiva attenuazione delle forzature d’origine tropicale, porterà, già nel breve-medio termine, all’isolamento di una cellula anticiclonica alle latitudini più elevate dell’Atlantico con “splitting” (scissione) del getto polare.
La tendenza al “blocking” pacifico è temporaneamente sostituita dalla permanenza di un relativo promontorio dinamico ad onda lunghissima e poco sviluppato in senso meridiano, contrassegnato da carattere estremamente baroclino nella porzione più settentrionale di quell’oceano.
Nel medio termine, fenomeni di risonanza tra le due principali onde a curvatura anticiclonica dell’emisfero boreale determineranno il consolidamento dei promontori bloccanti oceanici con notevole trasporto meridionale di temperatura. Le anomalie termiche positive del Nord Atlantico favoriranno soprattutto il rafforzamento del pattern di blocco di quell’oceano, con conseguente penetrazione delle anomalie positive di geopotenziale nell’Artico.
Nell’Atlantico settentrionale i valori di “blocking index” (secondo Tibaldi e Molteni), passeranno rapidamente dai quasi 10 attuali agli oltre 15 m(gr. lat)-1 sulla superficie isobarica a 500 hPa.
Lo sviluppo di “wave break “, con strutturazione di anomalie positive alle alte latitudini atlantiche e il conseguente, marcato, “split” del “polar jet” determineranno, sul Vecchio Continente e in area mediterranea, vistosi fenomeni di confluenza tra “westerlies” perturbate di bassa latitudine e colate artico-continentali.
La crescita di una debole curvatura anticiclonica in quota sull’Asia centrale, indotta principalmente dal “forcing” orografico tibetano, incoraggerà l’espansione verso l’Europa di un vigoroso vortice freddo in quota in fase di sviluppo nel settore siberiano occidentale dell’Artico. Si accentuerà così, nel medio-lungo termine, il conflitto tra l’aria fredda continentale e il treno d’onde perturbate associate al “jet stream” del fronte polare, che tenderà ad accoppiarsi alle correnti a getto sub-tropicali.
L’evoluzione atmosferica nel Sud Europa, nella fase di transizione tra l’inverno climatico che muore e la primavera che tende a farsi strada, si annuncia dunque piuttosto complicata.
Nel complesso ci si attende un periodo tendenzialmente perturbato, con un inverno ancora in gran forma, capace di riversare sull’Italia, soprattutto nella prima decade di marzo, correnti gelide… con bianche sorprese.