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La lotta tra la vecchia circolazione autunnale e la nuova invernale

di Michelangelo Nitti
07 Dic 2004 - 21:46
in Focus Modelli Meteo, modelli meteo
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Mappa della circolazione in quota nell'emisfero nord. Fonte: https://grads.iges.org/pix/hemi.fcst.html.
L’inverno meteorologico, appena iniziato nel Nord Emisfero, determina la definitiva scomparsa delle ultime tracce della passata stagione. La circolazione atmosferica in quota diventa sempre più intensa mentre le grandi onde risonanti si vanno ampliando e riducendo di numero.
Nel tardo autunno prevaleva nella medio-alta troposfera una circolazione emisferica a 3-4 onde. Col passare dei giorni tende sempre di più a manifestarsi una circolazione invernale a 2-3 grandi onde risonanti.
La nascita della circolazione invernale non è però indolore, non avviene senza grossi scossoni. D’inverno, nella media e alta troposfera, i “westerlies”, molto ampi e vigorosi, risentono fortemente dei “forcing” orografici, mentre il notevole raffreddamento dei continenti induce “forcing” temici.
Soprattutto le Montagne Rocciose e, in misura minore, l’altopiano del Tibet favoriscono lo sviluppo di promontori anticiclonici. Il Nord America e l’Eurasia, in fase di forte raffreddamento, incoraggiano invece lo sviluppo di saccature fredde.

La grande e vivace metamorfosi in atto nella circolazione atmosferica del nostro emisfero è dunque prodotta, principalmente, da due fattori: la “lotta” tra la vecchia circolazione autunnale e la nuova invernale, il conflitto tra “forcing” orografici e termici.
In questo contesto s’inserisce un elemento destabilizzante: la variabilità termica delle superfici oceaniche. In modo particolare, le anomalie termiche dell’Oceano Pacifico (soprattutto di quello centro-orientale) possono favorire l’effetto orografico imposto dalle Montagne Rocciose oppure quello termico del continente nord americano.
L’attuale presenza di acque superficiali oceaniche più calde del normale alle latitudini medio-alte nel settore centro-orientale del Pacifico e la contemporanea anomalia negativa della superficie oceanica ad ovest della California, potrebbero assecondare il “forcing” termico nord americano, favorendo lo sviluppo di un promontorio anticiclonico, di una grande “onda di Rossby n°1”, sul Pacifico centro-orientale. Di conseguenza, i “westerlies” non investirebbero più ortogonalmente le Montagne Rocciose, scorrendo, quasi parallelamente al profilo della catena montuosa, da nord-ovest verso sud-est. In questo modo, venendo meno il “forcing” orografico, la prima “onda di Rossby” sul Pacifico centro-orientale, si potenzierebbe e diventerebbe “bloccante”.

Il promontorio anticiclonico che da diversi giorni insiste sul Pacifico orientale è in crisi profonda. È soggetto ad un moto retrogrado mentre diventa sempre più piatto e vasto. Nell’alta troposfera, una poderosa “corrente a getto” proveniente dall’Asia orientale attraversa tutto l’Oceano Pacifico, impedendo lo sviluppo di blocchi anticiclonici.
Nel Nord America vigorosi “westerlies” confluiscono con una vasta e profonda saccatura, causando piogge intense sugli stati occidentali e copiose nevicate su molte località centro-orientali del Canada e degli USA.

Più ad est, il graduale sviluppo di un’onda anticiclonica bloccante sull’Europa, devia gran parte del “jet stream” verso nord, ma un ramo meridionale passa sul Nord Africa. Di conseguenza la velocità del flusso zonale si attenua.
Nei prossimi giorni, secondo il modello GFS, questo blocco anticiclonico rinforzerà ulteriormente, attenuando e sospingendo ancora più a nord le correnti a getto associate al fronte polare. Il modesto ramo meridionale del “jet stream”, grazie anche alla debolezza dell’anticiclone sub-tropicale nord africano, continuerà a fluire a sud di deboli vortici ciclonici mediterranei. Prevarranno così, almeno fino al 12-13 dicembre, condizioni di tempo instabile o localmente perturbato nel basso Mediterraneo centro-occidentale.

La terza onda risonante a 500 hPa sull’Asia centrale è in crisi, in modo simile a quella del Pacifico, per il forte flusso zonale che trasporta intesa attività ciclonica, responsabile delle bufere di neve che continueranno ad imperversare soprattutto sulla Siberia sud-occidentale e orientale.

Nel complesso, la circolazione atmosferica dell’Emisfero Nord tende a diventare sempre più instabile. Il modello GFS prevede l’improvviso sviluppo, intorno al 10 dicembre, di una nuova, potente, “onda di Rossby” sulle Montagne Rocciose, con la conseguente colata di aria gelida di origine artica sugli stati orientali nord-americani.

Ma le anomalie termiche del Pacifico centro-orientale, molto probabilmente, renderanno instabile anche questo rabberciato espediente della nostra cara atmosfera che… prima o poi, non mancherà di stupirci con nuove, grosse, sorprese.

Tags: AnalisiAnalisi Modelli
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