Alle medie e alte latitudini del Nord Emisfero la circolazione troposferica è sempre meno influenzata delle dinamiche stratosferiche, mentre tendono a manifestarsi in maniera sempre più rilevante i “forcing” di matrice tropicale.
La lenta migrazione verso levante della “Madden Julian Oscillation” sta determinando un incremento dell’attività tropicale nell’Oceano Indiano, con “clusters” d’ammassi temporaleschi il cui sviluppo è favorito dalle anomalie positive della temperatura superficiale oceanica. L’area di soppressione dell’attività convettiva, ora sull’Oceano Pacifico, trasla gradualmente verso la fascia inter-tropicale americana.
E’ dunque molto alta la probabilità che si formino cicloni tropicali nell’Oceano Indiano, con rischio di “landfall” di tifoni soprattutto su Madagascar, India meridionale, Sri Lanka.
Nel breve-medio termine, con l’ulteriore spostamento verso est dell’oscillazione intrastagionale tropicale MJO, cicloni tropicali potrebbero colpire le Filippine e l’Australia settentrionale.
La presenza della fase attiva della MJO nell’Oceano Indiano favorisce la crescita di promontori anticicloni nella media e alta troposfera delle medie latitudini asiatiche, per l’azione di forcing espressi mediante pulsazioni anticicloniche dinamiche ad onda lunga.
Alle quote medio-alte della troposfera, l’alta pressione sub-tropicale asiatica, alleandosi con il “forcing” orografico tibetano, alimenta una grande onda planetaria quasi stazionaria, fortemente contrastata verso nord da un profondo vortice freddo polare. Di conseguenza, il promontorio anticiclonico semi-stazianario asiatico si manifesta come “blocking” ad onda lunga preceduto da una saccatura sugli Urali e seguito da un’altra saccatura presso le coste pacifiche dell’Estremo Oriente.
Questa configurazione del flusso troposferico asiatico è assecondata dalla circolazione stratosferica.
La circolazione nell’alta stratosfera dell’emisfero settentrionale è sempre notevolmente alterata per la presenza di un anomalo anticiclone in sede artica. Di conseguenza il vortice polare, già particolarmente stremato, rischia di dissolversi anticipatamente, forse già intorno alla metà del mese venturo.
Il molto debole VP stratosferico non alimenta i “westerlies” troposferici come avveniva soprattutto nella prima metà dell’inverno passato; al tempo stesso, il disturbo meridionale del vortice asseconda la formazione di “blocking” troposferici, ma in misura minore rispetto alla seconda metà dell’inverno.
La circolazione a tre grandi onde emisferiche della bassa stratosfera si estende all’alta troposfera, ma con l’inserimento d’interferenze derivanti da “forcing” di diversa tipologia. Inoltre, col passare dei giorni, la circolazione troposferica passa da una configurazione di tipo invernale ad una di tipo estivo. Pertanto, il flusso zonale occidentale in quota si attenua gradualmente mentre promontori e saccature tendono a diventare ad onda corta e, di solito, poco persistenti.
Soprattutto nell’area compresa tra il Pacifico orientale e il Nord America occidentale, l’onda a curvatura anticiclonica della bassa stratosfera risulta molto disturbata nella media e alta troposfera ad opera di un intenso flusso perturbato occidentale.
Il conflitto sempre più stridente tra l’anticiclone ad onda lunga asiatico e il vortice polare provoca un’accelerazione zonale che pilota un veloce treno di “onde di Rossby” mobili attraverso l’Asia orientale, il Pacifico e il Nord America, impedendo lo sviluppo di “blocking” in quell’area e fornendo energia al blocco anticiclonico Nord Atlantico.
Nell’Atlantico settentrionale, le Rossby entranti da ovest sono costrette a rallentare trasportando verso nord grandi quantità di momento, calore e vorticità, rafforzando così il “pattern” di blocco. Questo “blocking” è inoltre assecondato da un’onda planetaria della bassa stratosfera, inserita in una configurazione a “wave3 pattern”, a valle del principale vortice polare stratosferico posizionato sull’arcipelago Canadese orientale.
Nello stesso comparto, la debolezza dell’alta pressione sub-tropicale dovuta al passaggio della fase inattiva della MJO, consente il transito, a sud dell’alta bloccante, di un ramo meridionale del “jet stream” del fronte polare.
Il marcato “split” del getto polare in sede atlantica genera un primo “jet stream” che investe le latitudini artiche dell’Atlantico boreale e un secondo getto che, dopo aver attraversato le basse latitudini temperate e sub-tropicali dell’Atlantico, penetra nel Nord Africa e nel Mediterraneo, portandovi tempo decisamente umido e instabile.
L’intensificazione del flusso zonale dal comparto pacifico-americano, sta provocando una generale progressione del treno d’onde. Di conseguenza, l’anticiclone bloccante nord-atlantico tende a traslare verso levante, dando luogo ad uno “Scandinavian Pattern” (SCAND) positivo.
Lo SCAND consiste di un centro primario di circolazione sulla Scandinavia, esteso, generalmente, a gran parte del settore siberiano dell’Artico. La fase positiva di “Scandinavian Pattern” è associata ad anomalie positive d’altezza dei geopotenziali, talvolta con intensi “blocking” su Scandinavia e Russia occidentale.
Nel breve termine, questa configurazione del flusso euro-atlantico, determinerà ancora condizioni di tempo fresco e moderatamente instabile sul Mediterraneo centro-orientale.
Nel medio termine, la fusione dello “Scandinavian Pattern” positivo con un’effimera alta pressione sub-tropicale sull’Europa sud-occidentale, bloccherà temporaneamente il flusso umido atlantico diretto verso il Mediterraneo. Colate artiche sull’Europa orientale dovrebbero spingersi fino al Mediterraneo orientale, con ondate di maltempo su Turchia e Siria.
Probabilmente, nel lungo termine, gli intensi “westerlies” provenienti dall’Atlantico, si faranno strada verso il continente europeo investendo anche il Mediterraneo centro-occidentale.