Si, è vero: ogni qualvolta ci si trovi a discutere di dinamiche invernali, o pseudo-tali, lo si fa analizzando proiezioni modellistiche oltre le 200 ore. Talvolta addirittura oltre le 300. E ben sappiamo quanto sia rischioso avventurarsi in lag temporali così ampi, specie se l’analisi fa riferimento ad una singola corsa modellistica.
Anche stavolta ci basiamo sulle proiezioni a lunghissimo raggio del Modello Americano GFS, che è solito inquadrare discretamente le configurazioni bariche. Permetteteci di aggiungere che non ci saremmo avventurati in un così rischioso esercizio se non vi fosse stato il supporto di alcuni pattern climatici teleconnettivi. Quel che possiamo dirvi, allo stato dell’arte, è che vi sono dei segnali favorevoli circa un cambio di pattern verso metà mese.
Ecco quindi che la proiezione GFS del 15 gennaio prossimo potrebbe non essere campata in aria. Ciò che preme sottolineare è un chiaro indebolimento del Vortice Polare, oramai destabilizzato specie sul comparto di nostro interesse: quello Canadese. Elevate Vorticità in quel tratto d’Atlantico non consentono ondulazioni sostanziali del getto, inibendo pertanto eventuali velleità meridiane dell’Alta Azzorriana. Ecco quindi che una perdita di geopotenziali nel ramo canadese, e il contestuale trasferimento di una parte della struttura Polare verso l’Euroasia, giustificherebbero l’irruzione Artica indicata in figura.
E’ una delle ipotesi evolutive che consentirebbe un graduale sblocco della situazione. Potrà mutare, su questo non ci piove, forse addirittura essere stravolta. Ma crediamo che attorno a metà mese l’Inverno inizierà a risvegliarsi anche alle nostre latitudini. Prima, qualora ci fossimo scordati dell’Africano, dovremo passare per la fase anticiclonica subtropicale.