RISCALDAMENTO GLOBALE, CHE FINE HA FATTO? – Ci sono davvero pochi dubbi sul fatto che negli ultimi 15 anni il trend al rialzo termico globale si è arrestato: [url=https://www.meteogiornale.it/notizia/28965-1-global-warming-fermo-o-nascosto]lo certificano tutti gli istituti[/url] che si occupano di monitorare l’andamento delle anomalie termiche tramite le rilevazioni satellitari e quelle terrestri. Quali sono le cause di quest’improvviso andamento in controtendenza? Un recente studio americano, che copre il decennio 2002-12 e pubblicato online dalla rivista Nature, mostra come l’attuale livellamento delle temperature sarebbe stato causato da una preponderanza di condizioni di La Niña-like, con la conseguenza del raffreddamento delle acque nel Pacifico centrale e orientale. Da qui deriva la rilevanza delle interazioni tra l’atmosfera e gli oceani nel determinare le variazioni termiche a breve termine. C’è d’altronde un costante scambio di calore tra atmosfera ed oceani, tanto che il fattore Niña ha quindi avuto una grande influenza sul rallentamento della crescita della temperatura. Risale al 1998 l’ultimo forte episodio di El Niño, il suo opposto, e da allora qualcosa sembra essersi spezzato nel trend del riscaldamento globale.
IMPORTANZA DELL’INDICE ENSO – Negli ultimi 15 anni le temperature medie, pur fra alti e bassi, non sono significativamente aumentate. Effettivamente dopo il 1998 figurano ben 4 episodi di Niña (raffreddamento del Pacifico), a fronte di soli due episodi di El Niño. La sostanza è quindi legata al fatto che l’indice d’oscillazione ENSO è stato costantemente nella sua fase di La Niña per più di un decennio. La predominanza de La Niña è insolita, così che secondo molti studiosi risulta il fattore in assoluto determinante che ha avuto un effetto calmieratore nel trend al rialzo termico. Un gruppo di ricerca, con sede presso l’Università della California Scripps Institution of Oceanography (pressi San Diego) ritiene che il dominio del ciclo de La Niña sarebbe causato da una fase di vigorosi alisei dal Sud America verso il Pacifico nord-occidentale dell’Australia, così da innescare tutto un processo che avrebbe favorito, nell’area del Pacifico equatoriale, il sollevamento verso l’alto delle acque più fredde e profonde a mescolarsi con quelle superficiali.