Nella prima decade del mese il gelo eccezionale ha travolto praticamente l’intero Continente, mentre gradualmente nell’ultima settimana lo scenario è nettamente miglioratto, a seguito dell’arretramento verso levante dell’anticiclone russo-siberiano. L’allontanamento della bolla d’aria più gelida non ha però corrisposto con la fine automatica del grande freddo, poiché l’aria rigida ha avuto modo di ancorarsi nei bassi strati dopo il prolungato afflusso di masse d’aria continentali. Così anche l’ultima settimana ha visto prevalere anomalie termiche negative sul Continente, seppure non delle proporzioni viste nelle prime due settimane di febbraio.
Il gelo maggiore, rispetto alla norma, ha riguardato l’Europa Orientale e Balcanica, con punte ancora fino a 9-10 gradi al di sotto della norma nelle aree che vediamo rappresentate con le tonalità più scure d’azzurro. Le temperature sono potute rimanere piuttosto anche grazie ad apporti d’aria di natura artica che non hanno invece coinvolto l’Italia, dove la svolta è potuta avvenire un po’ più rapidamente. A livello di estremi termici, ancora in qualche località di Bielorussia ed Ucraina, le temperature hanno toccato punte localmente al di sotto dei -30°C: proprio queste due nazioni, nel complesso, hanno pagato il tributo più alto in termini di perdite umane dovute agli eccessi del gelo.
Le anomalie termiche negative non hanno riguardato l’intera Europa: nelle nazioni settentrionali ha fatto più caldo della norma, specie su Isole Britanniche e Penisola Scandinava, per l’afflusso di masse d’aria più temperate ed umide oceaniche, in scorrimento sulle propaggini settentrionali di un’alta pressione delle Azzorre che pian piano si è distesa lungo i paralleli su parte dell’Europa Centro-Meridionale.