In base ai dati resi noti dal National Snow and Ice Data Center (NSIDC), il ghiaccio marino artico ha raggiunto lo scorso 21 marzo la massima estensione stagionale pari a 14.910.000 chilometri quadranti, un dato più basso del 4% rispetto alla media (calcolata sul trentennio 1981-2010) di 15,5 milioni di chilometri quadrati. Si tratta di un trend in linea con il calo generale osservato negli ultimi decenni. Il massimo quest’anno è stato raggiunto un po’ più tardi, se si considera che mediamente la data nella quale i ghiacci raggiungono la maggiore estensione è attorno al 9 marzo. Qui sotto l’osservazione satellitare del 21 marzo, giorno della massima estensione: nel dettaglio la mancanza di ghiaccio spicca sulla zona euro-asiatica.
Dicevamo che il massimo di quest’anno registra un deficit del 4% rispetto alla media ed è anche il quinto dato più basso dal 1978, anno nel quale sono iniziate le prime osservazioni complete satellitari. Una buona notizia, forse anche in vista della futura stagione estiva, sembra rappresentata dalla maggiore presenza di ghiaccio pluriennale, cioè che ha almeno 2 anni di età minima resistendo quindi alla fusione estiva: in tutto rappresenta una superficie d’oltre 3 milioni di chilometri quadranti, contro i 2,25 milioni dello scorso anno. L’anno peggiore era stato il 2006, quando si raggiunse a fine inverno una massima estensione di ghiacci di 330 mila chilometri quadrati al di sotto di quella di quest’anno.