DICEMBRE RIGIDO IN EUROPA – La mappa delle anomalie termiche della prima parte di dicembre appare decisamente eloquente: su quasi tutta Europa le temperature si sono mantenute ben al di sotto della media climatologica, fatta eccezione per le estreme aree sud-orientali del Continente fra Turchia, Mar Nero e Mediterraneo Orientale. Su queste ultime zone hanno infatti prevalso anomalie termiche positive, per via di richiami di correnti da sud. La Scandinavia è stata senza dubbio la roccaforte del gelo, con temperature abbondantemente sotto la norma. A far la differenza è stata la persistenza continua del freddo, a cui peraltro sono poi seguite di recenti abbondanti nevicati con l’ingresso dei primi refoli d’aria più mite ed umida. L’Italia è stata coinvolta dalla circolazione fredda artica, solo il Sud e le Isole Maggiori sono rimasti nel complesso ai margini.
CAUSE DEL REITERATO DOMINIO ARTICO – Tutto è partito nell’ultimo scorcio di novembre, quando abbiamo assistito allo split del Vortice Polare in sede artica, nient’altro che quella gigante area depressionaria a tutte le quote solitamente stazionante sopra il Polo Nord. Al posto del Vortice Polare si è formato un anticiclone ed uno dei noccioli freddissimi dello stesso Vortice si è dovuto catapultare a latitudini più basse, interessando da vicino l’Europa per tutta la prima parte di dicembre. Questo discorso è più facilmente comprensibile osservando le anomalie bariche in quota (all’altezza di 500 hPa, 5500 metri d’altezza) di tutta la prima metà di dicembre: in sostanza è come se un pezzo del Vortice Polare abbia spostato la propria base sul Nord Europa, con geopotenziali ampiamente sotto la norma da cui è derivato il clima freddo e nevoso su quasi tutto il Continente.