L’unione fra l’anticiclone russo-siberiano e quello delle Azzorre è stata la causa principale di questa prima metà di febbraio così rigida e nevosa, che ha fatto vivere emozioni fortissime per tutti gli amanti della neve: le precipitazioni maggiori hanno interessato soprattutto il Centro-Sud, si è scritta una pagina di storia meteo su cui pochi avrebbero scommesso un solo euro. Il Settentrione (soprattutto la fascia di pianura a nord del fiume Po) ha risentito in prima linea del gelo, con minori nevicate, anche se proprio grazie alle temperature molto basse il manto bianco si è mantenuto intatto a lungo.
Di solito queste fasi gelide di portata storica, caratterizzate da retrogressioni d’aria continentale, si concludono con l’arrivo della neve, talvolta abbondante sul Nord Italia. Le grandi nevicate al Nord sono capitate spesso, non solo al seguito di eventi di gelo storico: possiamo citare quanto accaduto alla fine di gennaio del 2006, quando ad esempio sulla Lombardia si sono verificate le nevicate più abbondanti dal gennaio ’85. Si tratta di quelle che vengono denominate “nevicate da addolcimento”, spesso determinate non dall’ingresso di perturbazioni atlantiche vere e proprie, ma piuttosto dalla nascita di figure di bassa pressione sul Mediterraneo Occidentale, una volta che l’irruzione gelida si espande verso ovest sull’Iberia.
Non appena l’irruzione gelida continentale allenta la morsa, con la distruzione del ponte anticiclonico dalle Azzorre alla Russia, le figure cicloniche iberico-mediterranee tendono a muoversi verso il nostro Paese, creando i presupposti per le nevicate da ingresso umido ciclonico, anche perché al tempo stesso vanno a risucchiare aria fredda nei bassi strati da oriente. In taluni casi, queste nevicate alla fine di intense fasi gelide possono essere anche apportate da nuclei d’aria artica in scivolamento dalla Francia, che stimolano nascite di minimi di bassa pressione sul Mar Ligure.
Quelli che abbiamo descritto sono schemi che talvolta si sono verificati all’epilogo delle grandi fasi fredde. L’ondata di gelo che abbiamo vissuto non ha invece avuto questo finale nevoso e siamo alle prese con una prepotente spanciata dell’anticiclone delle Azzorre. E’ proprio lui, l’anticiclone, il colpevole di questa situazione, perché ha in sostanza bloccato i flussi freddi che sono affondati sull’Italia, specie in quest’ultima fase. Nonostante il mantenimento di un ponte prolungato con l’Orso Russo, l’alta pressione delle Azzorre ha sempre mantenuto una forza notevole sul Vicino Atlantico, al largo del Golfo di Biscaglia e dell’Iberia, senza lasciare minimamente spazio nemmeno ad affondi di saccature nord-atlantiche.
In questo modo si è venuta a generare nello stesso momento una doppia situazione sfavorevole: l’aria gelida è stata frenata senza riuscire a sfondare verso ovest (non a caso la direttrice percorsa è stata quella del deserto algerino), senza così creare i presupposti per una ferita ciclonica più complessa da rimarginare sull’Iberia e sul Mediterraneo Occidentale. Al tempo stesso, le perturbazioni atlantiche continuano ad essere costrette a scorrere troppo a nord, trovando chiuso ogni varco verso la Spagna e l’Italia.
L’anticiclone delle Azzorre ora è sempre più ingombrante e la sua spinta verso levante ha rapidamente allontanato il lago gelido, così come le irruzioni artiche sono irrimediabilmente costrette a deviare sui Balcani: su parte del Nord Italia è anche sopraggiunto il foehn, a scalzare più rapidamente l’aria fredda pre-esistente. Si è così in parte sprecato il prezioso cuscinetto freddo, che avrebbe potuto elargire neve in maggiore quantità in Pianura Padana. Non va mai dimenticato che l’anticiclone delle Azzorre, nella posizione che osserviamo ora, è stata una costante degli scorsi mesi e da ciò deriva peraltro la notevole fase siccitosa che ancora riguarda gran parte del Nord Italia e Toscana.