Ci si avvia a grandi passi verso la conclusione del mese di aprile. La metà della stagione primaverile, dal punto di vista strettamente meteorologico, è varcata. Finora abbiamo vissuto fasi alterne, segnate da clima talvolta freddo (leggasi marzo) o fresco (attualmente), talvolta mite. Persino caldo. Quel che appare importante rimarcare sono le precipitazioni che hanno colpito gran parte della penisola, rimpinguando le risorse idriche dell’intero territorio.
Giornalmente, poi, leggiamo notizie concernenti permanenza del gelo e della neve a latitudini settentrionali. L’Europa occidentale, così come vedremo tra poco, ha vissuto fasi di freddo intenso. Se dovessimo varcare l’Oceano Atlantico, giungeremmo in America, ove il clima, tipicamente continentale, è in grado di alternare, più che da noi, fasi meteo invernali ad altre primaverili se non addirittura estive.
Il weekend, ad esempio, è stato caratterizzato da maltempo invernale in alcuni stati occidentali statunitensi, mentre ad est abbiamo avuto temperature localmente primaverili. Non è mancata la neve, tuttavia non è raro che possano manifestarsi condizioni di tal tipo. Ma per poter operare un raffronto dettagliato, è bene avvalersi delle mappe. Quelle che vedremo si riferiscono alle anomalie termiche, su base dati NOAA, registrate sino al 20 aprile su entrambi i continenti. Iniziamo con l’Europa.
Quel che balza subito all’occhio è la diffusa anomalia termica positiva che ingloba i settori meridionali e centro orientali del continente. Dalla Spagna all’Italia, passando per la Grecia, la Turchia, i Balcani, le Repubbliche Baltiche, parte della Scandinavia, la Russia europea. Ed è proprio in queste ultime zone che riscontriamo i maggiori scarti rispetto alla media quasi trentennale di riferimento (1968-1996). Anomalia che raggiunge i 4-4,5 gradi in molte aree russe, altro picco positivo, con valori compresi tra 3,5 e 4, è visibile sul Mar Egeo, tra la Grecia e l’isola di Creta.
Per quel che concerne le nostre regioni, notiamo come buona parte dello stivale sia interessato da scarti termici positivi, compresi tra 1 grado del centro ed i quasi 3 gradi dell’estremo sud. Il nord viene conglobato da quella fascia di “normalità” termica che avvolge parte della Francia, della Svizzera e della Germania orientale. Per poter osservare anomalie negative (fino a 2 gradi in meno rispetto alla media di riferimento), ci dobbiamo spostare verso l’Europa nord occidentale, direzione isole britanniche, aree continentali interessate da diverse incursioni fredde artico-marittime responsabili di quell’altra anomalia negativa visibile oltre il Circolo Polare Artico.
Varchiamo l’Atlantico, direzione Stati Uniti. Interessante notare come le anomalie termiche positive si concentrino principalmente sui settori nord orientali e lungo la fascia meridionale. Non scordiamoci che la zona dei Grandi Laghi, nel corso dell’inverno, aveva assistito sovente a fasi di freddo intenso, accompagnate da copiose nevicate.
Spostandoci ad ovest, verso gli stati occidentali quindi, evidenziamo invece la presenza di anomalie negative diffuse, che raggiungono il loro apice tra gli stati dell’Oregon, Montana, Idaho e Washington. Aree del continente ove lo scarto negativo raggiunge punte di 3,5 gradi sotto la media. Altra zona negativa è quella compresa tra gli stati del Kansas, Nebraska, Missouri, Iowa ed Illinois, ove si ha una differenza rispetta alla media, di 2-2,5 gradi.
Rammentiamo che le aree occidentali del continente sono state interessate, nel corso degli ultimi 10 giorni, da frequenti sortite artiche che hanno portato copiose nevicate sino alle aree pianeggianti.