Giunti al capolinea della seconda transizione stagionale, è interessante trarre un bilancio delle condizioni meteo presentatesi sul nostro paese. Premettendo che non si può prescindere da un’osservazione su scala più ampia, si può sicuramente affermare come la dinamicità sia stata la caratteristica fondamentale del trimestre appena trascorso.
La novità sostanziale (se tale può ancora considerarsi) risiede nella cronica mancanza del flusso mite ed umido proveniente dal vicino oceano Atlantico e caratterizzante anni passati. Il tutto a causa di una semipermanente d’Islanda praticamente scomparsa. Il vuoto lasciato da tale figura è stato colmato via via con maggiore frequenza dall’alta pressione delle Azzorre, traslando il suo centro d’azione ben oltre i territori di propria competenza. E se il pesante deficit idrico che attanaglia molte delle nostre regioni si è visto parzialmente ridotto, lo si deve ad un altro motore termico estremamente importante: il vortice polare. Tale figura, attraverso un’intensa attività, con il contributo fondamentale delle spinte dinamiche dell’alta azzorriana in direzione del grande nord, ha esteso spesse volte la sua influenza verso latitudini meridionali regalando piogge attraverso fenomeni talvolta intensi e violenti ma di durata limitata.
La concomitante attività delle due suddette figure ha incentivato i naturali scambi di calore tra i poli e l’equatore, tramite ondulazioni marcate delle correnti d’aria presenti alle alte quote dell’atmosfera alle quali si associavano o rimonte anticicloniche o anse depressionarie. La loro direzione di spostamento ha caratterizzato più o meno positivamente il tempo su gran parte del bacino del Mediterraneo.
E cosi abbiamo fondamentalmente assistito ad una stagione autunnale suddivisa in due fasi. Da settembre a fine ottobre (a parte qualche sporadica sortita depressionaria settembrina proveniente dal nord Europa) il tempo si è mantenuto perlopiù mite e soleggiato. Soprattutto il mese precedente ha manifestato caratteristiche termiche talvolta sopra la norma prevista per il periodo, acuendo notevolmente il pesante deficit idrico ereditato dall’estate appena trascorsa.
I primi venti giorni di novembre hanno visto invece un inversione di rotta piuttosto netta, con il vortice polare protagonista della scena europea. Abbiamo assistito infatti ad almeno due avvezioni fredde degne di nota e capaci di apportare quelle precipitazioni normalmente assicurate dal mite flusso di correnti occidentali. Non si può certo dire che la situazione “idrica” di molte delle nostre regioni si possa ritenere a norma, soprattutto alla luce della scarsità di fenomeni che si è verificata su gran parte del nord. Senza poi dimenticare l’assenza quasi totale di neve sull’arco alpino a quote dove normalmente era già presente in ben altre stagioni autunnali.
Gli ultimi dieci giorni del mese corrente sono stati contraddistinti da condizioni anticicloniche che hanno garantito giornate soleggiate con fenomeni di inversione termica in quelle zone dove non si è manifestata copertura nuvolosa notturna. Da segnalare la fredda quanto marginale influenza delle correnti orientali sulle estreme regioni meridionali e derivanti da una corposa avvezione verificatasi la scorsa settimana sull’Europa dell’est.Lo sblocco a tale situazione si è avuta a partire dalla giornata di ieri quando oltre alle piogge (centro nord in primis) è ricomparsa al nord la neve a partire da quote di alta collina.
Giunti alla conclusione meteorologica della stagione autunnale, ci prepariamo a vivere un nuovo inverno consapevoli dell’evoluzione atmosferica su scala europea che ci accompagna oramai da diverso tempo. Pertanto attendiamo altri tre mesi per rendicontare una stagione le cui premesse potrebbero senza dubbio ritenersi ottime ma la cui realtà sarà possibile commentarla passo passo con l’incedere del tempo.